Car* Virgiliane e Virgiliani,
siamo già a metà Febbraio e come ogni mese il Provocatore non poteva non farsi trovare pronto per essere letto. Il tema che vi proponiamo è TRADIZIONI e vorrei ora condurvi attraverso una breve riflessione. Cosa vi viene in mente sentendo la parola “tradizione”? È sicuramente bello scorgere tradizioni laddove la maggior parte delle persone non le vede perché non presta attenzione o perché queste si nascondono tra svariate ostentazioni di originalità e novità. Le tradizioni possono riguardare la nostra famiglia ed essere quindi sconosciute a chi non vi appartiene, possono essere retaggio di un periodo storico ormai trascorso, possono rifarsi a ricordi lontani a cui ci approcciamo con nostalgia e rimorso. È fuor di dubbio che, in ogni caso, costituiscano un vero e proprio campo minato. Quante volte sentiamo parlare delle tradizioni come di qualcosa a cui non dobbiamo prescindere? Ma vi chiedo, perché non dovremmo farlo? Perché dovremmo temere un cambio di rotta? Credo sia fondamentale distinguere la tradizione secondo cui l’8 Dicembre si allestisce il presepe da quella che si ostina a perpetuare arbitrariamente i valori di un’epoca lontana senza comprendere che questi valori hanno avuto senso solo perché condizionati dalla base reale della società, da una base reale che ora è diversa. La memoria è importante. La memoria storica è imprescindibile. Il ricordo è qualcosa che ha valenza sacrale e che dobbiamo curare e coltivare, guardando al passato nell’intento di capire e di migliorare, di prendere spunto e di non commettere gli stessi errori. E le tradizioni dove stanno in tutto ciò? Non saranno forse dei tasselli connessi alla memoria che però rischiano di brutalizzare la storia perché si basano su fonti offuscate da emozioni veicolate, nella maggior parte dei casi, dall’orientamento politico? Se è vero che non tutte le usanze devono essere aborrite e ripudiate, è vero anche che è fondamentale riflettere e trovare le differenze presenti tra le tradizioni stesse, prese nella loro interezza, e tra quelle considerate alla stregua di un feticcio per capire quali sia il caso riportare in vita senza inquinare il presente o manipolare il passato.
Inizialmente noi della redazione abbiamo scelto questa tematica perché ci siamo rifatti al giorno di San Valentino, tradizionale Festa degli Innamorati, per poi accorgerci che le tradizioni non solo sono declinabili in qualsiasi ambito ma possono anche essere un’arma imprevedibile. In certi casi un’arma crudelmente e inspiegabilmente anacronistica. Avendoci pensato su, quali tradizioni salvereste e quali no? E - domanda cruciale - perché?
In linea con il tema del mese, propongo la parola SOSPIRI. Come le tradizioni, anche i sospiri infatti sono versatili e assumono significati e ruoli diversi a seconda del contesto e del momento in cui vengono esternati. Ci sono i sospiri di sollievo, i sospiri di piacere, ma anche i sospiri di fastidio e i sospiri di noia. Sta a noi imparare a riconoscerli, a comprendere come gestirli, a dar loro il giusto peso e ad utilizzarli solo quando opportuno. E non è sempre semplice né tantomeno scontato.
Quindi cosa aspettate? Non siete curiosi di leggere i nostri fantasmagorici articoli?!
Mentre vi buttate a capofitto nella lettura, vi ricordo di contattarci sia nel caso in cui vogliate pubblicare un solo testo sia nel caso in cui abbiate voglia di far parte della redazione.
Un caro saluto,
Martina Bosi di 5C, direttrice del Provocatore.
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