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  • Chiara Parma

Paralimpiadi 2018

Aggiornamento: 3 ago 2020

Come forse molti di voi sanno, quest’anno a Pyeongchang si sono disputate le XXIII Olimpiadi invernali della storia, che hanno regalato all’Italia molte medaglie, soprattutto al femminile (in tutto tre ori, due argenti e cinque bronzi).

Ma non tutti si ricordano che, poco dopo le Olimpiadi, hanno avuto luogo i XII giochi paralimpici invernali, che ci hanno portati a vincere 5 medaglie, risultato sicuramente migliore rispetto al disastro di Sochi 2014, in cui non ne era stata vinta nessuna.

Tra queste medaglie abbiamo un argento nello snowboard di Manuel Pozzerle, ma tutte le altre quattro medaglie sono state conquistate dallo stesso atleta. O meglio, dagli stessi due atleti.

Si parla dello sciatore ipovedente Giacomo Bertagnolli e della sua guida Fabrizio Casal, che hanno vinto un oro nello slalom gigante, uno nello slalom speciale, un argento nel supergigante e un bronzo nella discesa libera.

Due atleti straordinari, con alle spalle una grande storia d’amore per lo sport e di profonda amicizia.

Giacomo Bertagnolli, infatti, nasce in provincia di Trento nel ’99, ma nasce ipovedente, a causa di un’atrofia al nervo ottico. Nonostante questo, a due anni già inizia a sciare e dimostra talento e passione, tanto che a 13 anni già partecipa alle prime gare agonistiche. Esordisce infatti ai campionati italiani, conquistando il bronzo in gigante, dietro a Gigi Bertanza e Alessandro Doldos, campione del mondo l’anno successivo.

Nel 2014 la sua società sportiva gli suggerisce di affidarsi alla guida di Achille Crispino, con cui Giacomo inizia ad allenarsi duramente. Comincia a capire veramente cosa significa avere intesa nello sci per un atleta ipovedente e la sua guida: la guida precede l’atleta, ma per potergli dire a cosa fare attenzione deve conoscere perfettamente i suoi errori più comuni; al traguardo, alla medaglia, si arriva insieme. I risultati non si fanno attendere, sia ai campionati italiani che ai campionati europei.

Nel 2015 Giacomo fa un esordio strepitoso in coppa del mondo ma, l’anno dopo, Achille subisce un brutto infortunio: Giacomo deve cambiare guida. La scelta ricade su Fabrizio Casal, suo compagno di classe, con cui si scopre subito un’intesa meravigliosa. I due giovanissimi stupiscono tutti vincendo la Coppa del Mondo, con ben due gare d’anticipo rispetto alle fine.

Nel 2017 i due ragazzi non si fermano, e continuano a conquistare medaglie. Diventano campioni del mondo in Super Combinata. I risultati eccezionali proseguono nel 2018 e li portano alle paralimpiadi di Pyeongchang. Portano a casa prima un bronzo, poi un argento e, infine, due meritatissimi ori.

A mio parere, la storia di questi due ragazzi è qualcosa di eccezionale.

Non perché nella loro vita sia accaduto qualcosa di speciale, una rinascita particolare. Giacomo e Fabrizio sono due ragazzi normalissimi; atleti molto giovani, che si trovano a dover conciliare la loro vita sportiva con tutto il resto, e a dover scegliere, a dover sacrificare tanto per ottenere molto di più. L’unica sfumatura curiosa è che Giacomo è ipovedente. Ma questo che cosa significa?

Nulla, assolutamente nulla. Ci dice soltanto, ancora una volta, che lo sport può essere capace di dare cose pazzesche. Dà emozioni, crea legami, porta gioie, dolori, vittorie, sconfitte, consapevolezze, crescita. Ma soprattutto dà forza, dà abilità, dà fiducia. In un certo senso, un po’ come la musica, è una lingua universale, perché è difficile capirsi a parole ma semplice mettersi a giocare con un pallone predicando la pace, come accadde durante la Tregua di Natale del 1914 tra i soldati inglesi e quelli tedeschi. Perché può essere difficile sopravvivere al mondo, e allora tanto vale che cominci a tirare a pugni a un sacco, a volare come una farfalla e pungere come un’ape.

Perché può essere difficile vedere, ma facilissimo sciare.


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