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Immagine del redattoreGiorgia Mischieri

STORIA DI...BEBE VIO


Beatrice Vio, soprannominata Bebe, è una ragazza innamorata della vita e della scherma con grandi sogni nel cassetto. Purtroppo il 20 novembre 2008, all’età di 11 anni scopre di essere affetta da una malattia molto grave, a seguito della quale solo il 4% delle persone riesce a sopravvivere: la Meningite fulminante da meningococco di gruppo C. La meningite è un'infiammazione delle meningi, le membrane che racchiudono e proteggono il cervello e il midollo spinale. Il risultato è la formazione di edema (cioè un accumulo di liquidi) e l'aumento della pressione intracranica, con cattiva ossigenazione dei tessuti e rischio di danni cerebrali.

La meningite fulminante esordisce con sintomi generici e aspecifici, che possono trarre in inganno, come: mal di testa, spossatezza, sonnolenza, inappetenza, nausea e vomito.

Acconto a queste manifestazioni, però, compaiono anche sintomi più caratteristici, che non andrebbero mai ignorati: rigidità del collo e della nuca, febbre alta, petecchie (piccole macchie rossastre o violacee dovute a micro-emorragie dei vasi), tremori e convulsioni.


La malattia all’interno del corpo di Bebe continuava ad espandersi, ormai le aveva catturato le gambe. In ospedale dovette affrontare 42 giorni di camera iperbarica, soluzione drastica ma necessaria per capire in quali zone dell’organismo mancava sangue, e quindi cosa amputare. I dottori decisero di tagliare appena poco sotto il ginocchio. Dopo l’operazione la situazione di Bebe non sembrava migliorare. L’infezione iniziò ad espandersi anche negli arti superiori. I medici, sono stati così costretti ad amputare anche le braccia. Per la ragazza inizia un vero e proprio calvario costituito soprattutto e solamente da dolore. Per rimpiazzare la pelle sui monconi, dovette affrontare altri 7 interventi di rimozione della pelle dalla schiena e dall’addome. Dopo aver affrontato ben 104 giorni di ricovero finalmente ritorna nella sua amata casa, ma ad aspettarla si trovava proprio un altro frammento di calvario da superare. La scherma. Con l’amputazione dei 4 arti non poteva nemmeno praticare la scherma paralimpica, o almeno mai nessuno ci aveva provato. Ebbene sì, lei fu la prima ragazza priva dei 4 arti a praticare scherma. Certo non è stato facile, soprattutto l’idea di salire su una carrozzina, per Bebe era stato un duro colpo da accettare, ma con il passare del tempo capì che era la sua unica salvezza. La scherma ha riportato nella sua vita la gioia e la voglia di continuare a vivere che aveva prima della malattia. Bebe attualmente ha 23 anni. Grazie alla sua forza di combattere e di guardare sempre in faccia alla vita è riuscita a vincere ben 8 medaglie d’oro alle varie paralimpiadi a cui ha partecipato. Se una cosa sembra impossibile allora si può fare, Bebe è la prova vivente di questa frase. Lei non ha solo utilizzato tutta la sua grinta per se stessa ma anche per gli altri: bambini, ragazzi e adulti a cui hanno dovuto amputare un arto. Lei e la sua famiglia infatti, proprio per aiutare queste persone, hanno fondato un’associazione chiamata Art4sport, centro in cui sono disponibili protesi artificiali per praticare sport, in modo che esso, come ha aiutato Bebe, possa aiutare altre persone perché il compito dello sport è proprio questo, far rialzare la testa alle persone dopo una sconfitta, iniettare all’interno di esse la grinta e anche l’agonismo; lo sport è anche una valvola di sfogo dove potersi rifugiare, fare nuove conoscenze e instaurare un rapporto con la propria squadra, che diventerà poi una seconda famiglia. Poco tempo fa Bebe è riuscita a superare un altro ostacolo che tutti definivano impossibile: prendere la patente. Naturalmente possiede una macchina un po' particolare però lei è riuscita a superare l’esame di guida. Insomma questa ragazza continua e continuerà a stupirci nelle sue imprese per lottare contro la vita.



Giorgia Mischieri 1C

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