La primavera ormai è arrivata, portando con sè splendidi fiori colorati e riempiendo l’aria di malefici “piumini”. Quale modo migliore di inaugurare l’inizio di questa stagione ricordandone l’antica protettrice?
Maia, nome particolare tutt’ora usato, ha origini antiche ed è protagonista di molte storie della mitologia.
Nella tradizione greca μαῖα (sostantivo che significa levatrice) è figlia del gigante Atlante e della ninfa Pleione. Ebbe una relazione amorosa con Zeus, dalla quale nacque il famoso messaggero degli dei, Ermes. Fu la nutrice di Arcade, figlio di Zeus e della ninfa Callisto. Inoltre era una delle incantevoli sorelle chiamate le Pleiadi (si ipotizza da πλέω - navigare, poiché la madre era protettrice dei marinai). Maia era la maggiore, nota per la sua straordinaria bellezza e per la sua vita solitaria. Era una donna timida e riservata che prediligeva vivere sola in una caverna. In uno dei miti si racconta che mentre le sette ragazze - Maia, Alcione, Asterope, Celeno, Taigete, Elettra e Merope - attraversavano la Beozia, furono aggredite dal gigante Orione, innamoratosi di loro. Le giovani riuscirono a sfuggire all’agguato, ma da quel giorno cominciò un lunghissimo inseguimento. Zeus, impietosito, le trasformò prima in colombe per facilitare loro la fuga e in seguito in stelle. Da qui ebbe origine la celebre costellazione che ha affascinato tutte le popolazioni del pianeta. Recentemente la scrittrice irlandese Lucinda Riley ha scritto e pubblicato una serie di romanzi prendendo spunto da queste sette intriganti figure.
Per i romani invece Maia riprende le caratteristiche di un’antica divinità italica preesistente, madre e moglie di Vulcano. È considerata come legata alla natura, simbolo di rinascita e fecondità e per questo anche emblema della primavera. Questa dea benevola incarnava il concetto di “crescita”, il suo nome fu accostato all'aggettivo latino maior (maggiore) e quindi segno di abbondanza. Si ipotizza che da lei derivi il termine “maggio” poiché il primo giorno di questo mese i sacerdoti del dio Vulcano le offriva in sacrificio una scrofa gravida, in modo che anche la terra fosse gravida di frutti. Si pensa da lei derivi anche il sostantivo “maiale”.