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Libertà di stampa: realtà o illusione?

La libertà di stampa è un pilastro fondamentale delle società democratiche, importantissima parte del macro-diritto della libertà di espressione – come cita la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea delle Nazioni Unite, che all’articolo 19 afferma: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Poter divulgare le proprie idee tramite scritti è essenziale per avviare confronti e dibatti, aprire i propri orizzonti e creare un senso critico sviluppato, potendo trarre informazioni da diversi punti di vista. Al contrario, lo scambio di notizie deviato e censurato induce ad un’accettazione passiva dei fatti senza un’analisi, per mancanza di raffronti; questo fenomeno è sfruttato da vari governi per imbavagliare l’opinione pubblica.

Inoltre per libertà di stampa si intende da un lato il diritto dei cittadini di essere informati e, dall’altro, la libertà dei giornalisti di informare sugli argomenti più svariati, nazionali e non solo, senza ingerenze, censure e veti da parte dello Stato. Nei Paesi in cui la libertà di stampa è garantita, i giornalisti possono lavorare in autonomia, senza autorizzazioni dall’alto o pareri politici e senza rischiare sanzioni disciplinari, amministrative o penali a causa delle informazioni rese, a prescindere dal mezzo di comunicazione prescelto (carta stampata, radio, televisione, web).

In particolare nella Costituzione Italiana all’articolo 21 si legge: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.”

Ciononostante sorgono spontanee alcune riflessioni: ciò che è scritto nell’articolo corrisponde alla realtà? In Italia, e nel mondo, la stampa è davvero libera o è solo un illusione?

Due importanti associazioni non governative si occupano di monitorare la situazione, stilando ogni anno una classifica delle nazioni in termini della libertà di stampa, e di proteggere questo diritto: Reporter Senza Frontiere e Freedom House.

Reporter Senza Frontiere è stata fondata nel 1985 da Robert Ménard, Rémy Loury, Jacques Molénat e Émilien Jubineau a Montpellier, in Francia. La sede principale si trova a Parigi. RSF ha sedi anche a Berlino, Bruxelles, Ginevra, Madrid, Roma, Stoccolma, Tunisi, Vienna e Washington D.C. Il primo ufficio con sede in Asia, a Taipei, in Taiwan, è stato inaugurato ufficialmente nel luglio 2017. RSF invia un sondaggio ai giornalisti che sono membri di organizzazioni ad essa affiliate, oltre che a specialisti quali ricercatori, giuristi e attivisti per i diritti umani. Il sondaggio pone domande su eventuali attacchi ai giornalisti e ai media, su cause indirette di pressioni contro la libertà di stampa. Considera anche il numero di giornalisti uccisi, espulsi o aggrediti in qualsiasi modo, e l'esistenza di un monopolio di stato nella TV e nella radio, e registra anche la possibile esistenza di casi di censura ed auto-censura nei media, per giungere ad una valutazione dell'indipendenza complessiva dei media nei vari paesi e delle difficoltà che i giornalisti stranieri possono affrontare. Secondo RSF più di un terzo della popolazione mondiale vive in nazioni dove non esiste libertà di stampa.

Freedom House ha sede a Washington, D.C. e venne fondata da Wendell Willkie, Eleanor Roosevelt, George Field e altri nel 1941. Freedom House confronta la legislazione di un Paese (il livello di libertà di stampa "teorico"), con l'ambiente politico ed economico reale, per determinare se esistano rapporti di dipendenza tra i giornalisti e il potere. Dal 1980 analizza la libertà di stampa in 195 Paesi, assegnando dei valori in base a categorie oggettive. Ad ogni paese è assegnato un punteggio che va da 0 (il migliore) a 100 (il peggiore) sulla base delle risposte a un questionario di 23 domande. I paesi che ottengono da 0 a 30 punti hanno una totale libertà di stampa; in quelli che ottengono un punteggio da 31 a 60 la libertà è considerata parziale; i paesi che ottengono un punteggio da 61 a 100 non hanno libertà di stampa.

I sondaggi degli ultimi anni di entrambe le associazione evidenziano come in Norvegia, Finlandia e Svezia questo diritto abbia raggiunto condizioni ottimali; al contrario è maggiormente limitato in Eritrea, Corea del Nord, Turkmenistan, Cina, Vietnam, Iran, Syria e Cuba. L’Italia nel corso degli anni ha purtroppo mantenuto stabile la sua posizione – non eccessivamente degradante, seppur non si possa definire rosea – senza miglioramenti significativi. Nel 2004 viene definita da Freedom House “parzialmente libera” a causa della controversa legge Gasparri e della capacità del capo del Governo di influenzare il servizio di trasmissione pubblica RAI, un conflitto di interessi tra i più flagranti del mondo. Reporter Senza Frontiere nel 2019 posiziona la nostra nazione al 41° posto su 180 Paesi presi in osservazione, posizione che rileva la pressione politica che la stampa italiana - online e cartacea - è costretta a subire. Nel 2020 è ancora al 41° posto, dietro a tutte le altre maggiori potenze europee.

In Italia, oltre alle pressioni e alle influenze interne principalmente politico/religiose, altri problemi rilevanti sono le minacce e le lesione subite direttamente dai giornalisti considerati “scomodi”. Una ventina di giornalisti italiani sono attualmente protetti 24 ore su 24 dalla polizia a causa delle intimidazioni, minacce di morte e aggressioni a cui sono stati sottoposti, soprattutto da parte di organizzazioni criminali e reti mafiose. Continua a crescere il livello di violenza contro i cronisti, soprattutto a Roma e dintorni, e al sud. Molte di queste persone coraggiose hanno sacrificato la propria sicurezza personale per garantire la libera informazione. Per esempio Federica Angeli (Roma, 20 ottobre 1975), cronista di cronaca nera e giudiziaria per il quotidiano la Repubblica, è nota per le sue inchieste sulla mafia romana, in particolare quella attiva a Ostia. Proprio per le sue indagini vive sotto scorta dal 17 luglio 2013. Paolo Berizzi (Bergamo, 11 agosto 1972), giornalista e scrittore italiano, inviato speciale del quotidiano la Repubblica, è conosciuto soprattutto per le sue inchieste sul neofascismo. In seguito a minacce e ad atti intimidatori vive sotto scorta dal primo febbraio 2019.

Troppo spesso si tende a puntare il dito e ad esprimere giudizi sugli evidenti problemi di democrazia e libertà degli altri Paesi, senza però accorgersi di ciò che è presente nel proprio. In Italia forse le questioni sono meno lampanti, si celano nell’ombra, ma proprio per questo sono più pericolose.

Questo articolo non ha lo scopo di denunciare una situazione di censura nella nostra realtà scolastica – fortunatamente, altrimenti non sarei neanche autorizzata a scrivere questo testo - ma vuole sensibilizzare le persone affinché si rendano conto che le pressioni politiche ed economiche esistono, la libertà non è così assoluta come si possa pensare. Si dovrebbe sviluppare un maggior senso critico delle informazioni a cui possiamo accedere. Bisognerebbe accrescere la cura nell’espressione delle proprie opinioni, anche e soprattutto quelle più urticanti, in modo tale che non si abbia più paura di esprimerle. Per quanto un’autorità sia potente, infatti, non può privare qualcuno dei propri pensieri e dovrebbe essere un diritto-dovere di tutti diffonderli tramite un mezzo così efficace quale la stampa.

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