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  • Immagine del redattoreSara Pietrini

“A scuola contro la violenza sulle donne”

Intervista ad alcune ragazze che hanno seguito il progetto “A scuola contro la violenza sulle donne”: Giulia Caruso, Alice Bignoni, Elisa Frascari, Carlotta Avanzini, Adelaide Grande di 4DL


Potreste spiegare in breve come è nato e si è sviluppato il progetto riguardante la violenza sulle donne?

Giulia: Inizialmente, il progetto è stato proposto dal centro donne di Goito, il quale ha contattato varie scuole di Mantova e provincia, tra cui il Virgilio, per partecipare ad attività volte alla sensibilizzazione dei giovani al tema della violenza sulle donne. Durante gli incontri sono intervenute donne della Società Cooperativa Sociale Onlus Centro Donne Mantova.


Con quali modalità avete affrontato questo progetto?

Elisa: Noi abbiamo seguito degli incontri online da due ore ciascuno. Il progetto si divideva in due percorsi, entrambi con lo scopo di sensibilizzare riguardo a questa tematica: Alice, Adelaide ed io abbiamo seguito il primo, volto a conoscere e decostruire le relazioni violente, mentre Giulia e Carlotta hanno preso parte al secondo, il quale si focalizzava sulla costruzione sociale della violenza. Al termine degli incontri, il mio gruppo doveva realizzare un video in cui ognuno diceva cosa fosse per lui l’amore con una semplice parola o con una frase.


Carlotta: Noi come lavoro finale abbiamo proposto delle idee per contrastare la violenza contro le donne e la discriminazione del genere. Queste sono state raccolte da due studenti in una presentazione Power Point.


Spesso si sente parlare di abusi fisici in ambiente domestico, questa è l’unica forma di violenza oppure è quella più diffusa, che fa più scalpore?

Giulia: Sicuramente non è l’unica. Si parla anche di violenza psicologica, a cui era finalizzato soprattutto il percorso 2. Infatti, bisogna partire dall’analisi di azioni ritenute irrilevanti, come l’uso di determinati termini o la messa in atto di certi comportamenti all’apparenza insignificanti, ma che con il passare del tempo portano alla violenza fisica, che rappresenta l’apice dell’aggressività. Ci sono diversi tipi di violenza oltre a quella psicologica, come il catcalling o la violenza economica. Nel nostro piccolo possiamo attuare comportamenti apparentemente privi di violenza, dato che comunemente ci si riferisce a questo termine solo nel caso di abusi fisici, quando il significato è più vasto. Uno degli ultimi incontri si soffermava proprio sul linguaggio e sulle parole, che rappresentano un pilastro importante della violenza, poiché è da lì che si gettano le basi per un costrutto sociale che può sfociare anche nella aggressione fisica.


Cosa vi ha spinto a partecipare?

Alice: In primis, il progetto è stato presentato come intenso e coinvolgente. In secondo luogo, mi interessava approfondire le mie conoscenze sull’argomento, in quanto lo ritengo fondamentale per tutti.

Elisa: L’argomento è ricorrente e riguarda tutte noi donne, ma non solo, perché ho notato che anche i ragazzi si sono sentiti coinvolti.


Il tema riguarda anche i ragazzi? È importante che loro partecipino? E perché?

Alice: Penso sia molto importante che anche i ragazzi partecipino, perché molti argomenti interessano anche loro. Per esempio, noi del percorso 1 abbiamo trattato il tema del linguaggio usato anche nei messaggi o nelle conversazioni quotidiane ed è emerso che frasi all’apparenza totalmente slegate dalla violenza, in realtà la nascondevano in maniera sottile. Pertanto, al fine di evitare ogni sorta di aggressività, è fondamentale che anche i ragazzi partecipino a queste iniziative di sensibilizzazione.

Elisa: Personalmente, ho apprezzato particolarmente che i pochi ragazzi (e non è scontato che ci siano) del mio gruppo intervenissero attivamente, parlando di esperienze personali, fornendo degli esempi o cercando di immedesimarsi.

Per il 25 Novembre, giornata contro la violenza sulle donne, avete organizzato un’iniziativa, in cosa consisteva? E cosa volevate trasmettere agli studenti* del Virgilio?

Giulia: Per sensibilizzare gli studenti* riguardo quest’argomento, ci hanno chiesto di proporre un’iniziativa e noi abbiamo optato per un gesto semplice, simbolico e d’impatto, in modo da far trasparire un messaggio senza renderlo pressante. Per primo abbiamo raccolto delle scarpe rosse, simbolo delle vittime di violenza, appartenenti agli altri Virgiliani, in modo da coinvolgerli dopodiché sono state disposte per la scuola, accompagnate da messaggi significativi .


Cosa si può fare nel caso si fosse vittima di un qualsiasi atto di abuso?

Adelaide: I consigli su come agire possono essere: prima parlarne con persone vicine e chiamare il numero verde di centro violenza donne.

Giulia: Un particolare su cui hanno puntato le dottoresse è che, nel concreto, la giustizia italiana è molto lenta in questi ambiti. Dunque, è importante denunciare tanto quanto fare affidamento sui propri cari, i quali possono fungere da supporto, e distaccarsi da questo tipo di relazioni.


Ritenete che la violenza contro le donne sia in qualche modo radicata nella società? e perché?

Giulia: Come già detto all’inizio, la violenza non è un solo fatto, bensì è presente dal principio, nel caso della nostra società dall’uomo primitivo. Con il passare del tempo si sono creati degli stereotipi che sfociano nella violenza. In altre parole, l’aggressività dell’uomo è radicata nella società da secoli, è cresciuta, pertanto il nostro compito è quello di neutralizzarla per poi estirparla, nonostante non sia un percorso facile né immediato per le sue basi profonde. Il delitto d’onore, vale a dire una violenza o un’uccisione commessa per vendicare l’onorabilità del proprio nome o della propria famiglia, ritenuta offesa, spesso a causa di un presunto tradimento, è la conseguenza della visione che ha l’uomo della donna.

Elisa: Nel progetto abbiamo osservato come la figura femminile sia ricorrente, anche nelle pubblicità del giorno d’oggi. Infatti, nonostante ci siano dei miglioramenti riguardo a certi aspetti, nel mondo del marketing la distinzione dei generi risulta ancora rilevante. Per esempio, negli spot volti a promuovere dei giocattoli da cucina, bambole o trucchi, spesso compaiono solo bambine, mentre si mostrano dei bambini nelle pubblicità delle macchinine o di supereroi. Inoltre, le pubblicità di trent’anni fa inducevano le donne a comprare oggetti riguardanti le faccende domestiche e la cucina, come aspirapolvere, set di padelle o lavatrici, categorizzandole solo come “casalinghe” e “cuoche”, quando questi sono solo stereotipi. Pertanto si tratta di un problema che si trova alla base e, nonostante la società si stia evolvendo in ambito tecnologico e medico, questa mentalità permane. Per sradicarla è un nostro dovere informarci e diffondere le nostre conoscenze ai ragazzi, poiché noi giovani dobbiamo provvedere a questo cambiamento, anche se ci vorranno anni prima che avvenga del tutto.

Alice: Un altro dettaglio su cui ci siamo soffermate durante il percorso è il lessico, che continua ad essere molto misogino, fatto che dimostra quanto sia radicata la violenza contro le donne nella società. Per esempio, molte donne laureate o con diversi titoli di studio continuano a venir etichettate come “signora” o “signorina”, come se il loro valore dipendesse solo dalla loro situazione matrimoniale.

Carlotta: Nonostante la società si sia evoluta, la donna è stata discriminata dal principio, poiché era considerata più debole fisicamente, quindi l’uomo si è preso la supremazia e il controllo su di lei. Anche la caccia alle streghe ne è una prova: le ragazze venivano giudicate eretiche o in accordo con il demonio su basi fittizie, create solo per eliminarle. Solo in tempi recenti, la donna ha ottenuto dei diritti, grazie anche al movimento femminista, che va inteso come una concezione paritaria dei sessi.


Che messaggio vorreste trasmettere ai lettori del Provocatore?

Carlotta: Dopo aver scoperto che moltissimi dettagli, di cui non ci rendevamo conto, dovevano considerarsi aggressivi, ci siamo accorte che la prima azione da compiere è informarsi, non per forza con un corso (nonostante nel nostro caso abbia aiutato, in quanto si trattava di specialisti che raccontavano le loro esperienze personali), ma è possibile farlo autonomamente consultando siti che trattano la tematica. Poi bisogna diffondere le nozioni acquisite a quante persone possibili, sia maschi che femmine, perché tutti per comprendere meglio la realtà che ci circonda dovrebbero conoscere adeguatamente questi argomenti.


Sara Pietrini 4CL

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