“Cercate cosa sta succedendo in Cina in questo momento. Stanno creando campi di detenzione, separano le famiglie, rapiscono i musulmani, li uccidono, li stuprano, li sottopongono a elettroshock e lavaggio del cervello, li costringono a mangiare maiale e bere, a convertirsi a un’altra religione e se non lo fanno li uccidono”.A parlare èuna teenager americana di nome Feroza Aziz che su TikTok ha finto di realizzare un tutorial di makeup per parlare invece di un argomento che mai ci si aspetterebbe di ascoltare nel 2019 e che mai è stato trasmesso nelle nostre radio o televisioni.La ragazza ha usato una delle piattaformesocial più popolari del momento per condividere a più persone possibili e denunciare la situazione di repressione in Cina ai danni della minoranza uiguri, etnia di religione islamica, nella provincia dello Xinjiang. Una situazione in verità già ben nota alle Nazioni Unite, che però, dice Aziz, hanno fallito nel bloccare il genocidio. Questi centri di detenzione nascono ufficialmente come “centri di formazione professionale volontaria” ma i documenti diffusi dalla stampa internazionale confermano invece la più grande incarcerazione di massa di una minoranza etnico-religiosa dalla seconda guerra mondiale, oltre un milione di musulmani ritenuti pericolosi sono infatti stati arrestati senza regolare processo per motivi tra i più svariati (o per la barba troppo lunga o perché pregavano troppe volte al giorno). Questi documenti sono stati ovviamente commentati dal governo cinese come “fabbricazione di notizie false”.La notizia però è purtroppo vera in ogni suo macabro e terribile dettaglio. Il paese gestisce dei veri e propri campi di internamento segreti, non volontari e mirati alla “trasformazione dell’istruzione” ideologica con lo scopo di prevenire il terrorismo, campi nei quali si è obbligati ad aderire a un rigoroso sistema di controllo fisico e mentale. Rieducazione sotto ogni punto di vista, dalle buone maniere sino al modo più corretto di lavarsi, il tutto aggravato dalle torture, stupri, abusi, sedici ore di lavoro forzato al giornoe sessioni intense di studio.Anche dopo aver completato la “trasformazione dell’istruzione”, i detenuti non tornano in libertà. Vengono trasferiti in campi di un secondo livello, dove affrontano un ulteriore internamento da tre a sei mesi per la “formazione delle competenze lavorative”, inoltre, una volta liberati, gli ex detenuti rimangono sotto sorveglianza minimo per un anno.Possono fareuna sola telefonata a settimana e una videochiamata al mese con i parenti, questo è il loro unico contatto con il mondo esterno che sarebbe immediatamente sospeso, se dovessero subire una punizione. Come è possibile che fino a pochi giorni fa nessuno avesse mai commentato, né in radio e nemmeno in televisione, di questo olocausto? La richiesta di Feroza è anche quella di condividere il fatto il più possibile attraverso i social perché non deve assolutamente rimanere ignorato e venir scordato dopo solo un click.
Elisa Voltan
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