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  • Immagine del redattoreSofia Brombini

Amore eterno

Era una calda mattina di fine agosto, e nella piccola cittadella tutti si stavano preparando ad una nuova estenuante giornata di lavoro. I contadini erano in fibrillazione: stava per cominciare la stagione della vendemmia e il loro signore voleva degustare il vino migliore della valle. I fabbri iniziavano già ad accendere il fuoco per produrre preziosa argenteria e fastosi gioielli, gli artigiani da oltre un mese creavano i loro piccoli capolavori con maggior impegno: mancava meno di una settimana al matrimonio di Morgana, la bellissima figlia del signore di quelle terre. La fanciulla passava spensierata tra le vie della città, raccontando ai bimbi che le correvano incontro nella piazza della fontana storie di fate e folletti, principi e principesse e dell’amore eterno.

I giorni e le notti passavano con estrema velocità, e Morgana, nella sua camera, aveva la testa affollata da numerose vocine piene di dubbi ed incertezze: era notte fonda e lei, incapace di prender sonno, si affacciò alla finestra del castelletto per ammirare l’immensità del firmamento. All’improvviso vide una stella cadente prevalere per luminosità sulle sue sorelle. Morgana sorrise ed espresse un desiderio: vivere una lunga vita felice insieme al suo futuro sposo ed avere numerosi figlioletti, per essere una perfetta famiglia come vuole il Signore Iddio.

Chiuse gli occhi e il suo sorriso si fece ancora più grande quando li riaprì e vide una pioggia di stelle riversarsi sulla cittadella. I bambini piangevano, le donne pregavano, uomini e soldati si preparavano a combattere contro i traditori, ma Morgana era felice e cantava una dolce ninnananna mentre i suoi occhi venivano illuminati dalle fiamme che si stagliavano nella notte. Un po’ le dispiaceva, quella povera gente che sarebbe morta per prima non le aveva mai fatto niente, era sempre stata gentile e premurosa ma non era colpa sua: un piccolo prezzo da pagare per un eterno amore. Una sola volta aveva incontrato il suo promesso e sin da subito era stata ammaliata dai suoi profondi occhi neri. Egli l’aveva lusingata e stregata, colpendo con la freccia di Cupido il suo giovane cuore. Il suo futuro sposo le aveva chiesto solo un piccolo favore in cambio della promessa di nozze: doveva lasciare aperte le porte della città affinché lui la potesse rendere padrona di immensi territori. Morgana, senza nemmeno rendersene conto, uscì dal castello e attraversò la città per andare incontro al suo amato. Arrivò di fronte all’esercito e lì lo vide, bello come un dio, con gli occhi rossi infiammati di piacere mentre rimirava i suoi sodati uccidere i cittadini. Morgana lo raggiunse e gli abbracciò le ginocchia: <<Mio Signore, con questo atto vi ho dimostrato il mio amore, fate di me ciò che volete, la mia anima è oramai vostra>>. Egli la alzò e la fece sedere al suo fianco: <<Brava mia cara, mi hai dimostrato la tua fedeltà ed ora sei degna di divenire la mia regina consorte, padrona di quest’Inferno>>. Risero mentre la città venne avvolta tra le fiamme.

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