Generalmente non si sa molto delle personalità di rilievo nello studio delle letterature. I loro nomi e cognomi compaiono a volte scritti nei libri di scuola, oppure vengono nominati dagli insegnanti durante le lezioni ad esempio per consigliare agli studenti la lettura di libri e saggi con l’obiettivo di ampliare le conoscenze di questi dell’argomento; opere che spesso e volentieri quasi nessuno di loro (di noi) consulta davvero. Alcune di queste voci però devono, per l’importanza di ciò che hanno lasciato dietro di loro, essere raccontate.
Luigi Blasucci è stato l’ultimo grande esponente della critica letteraria italiana del Novecento: sì, uso il passato per parlare di lui, perché purtroppo è deceduto recentemente, venerdì 29 ottobre, a Pisa, all’età di 97 anni. Nato in Puglia, ad Altamura, nel 1924, in una famiglia di estrazione socio-culturale umilissima, la notizia della sua morte, nonostante l’età avanzata, ha sorpreso alcuni di coloro che l’hanno conosciuto e frequentato nel tempo. Blasucci era un uomo di inesauribile vitalità, vivace e speciale nel suo ambiente per svariate ragioni. Fu professore di Letteratura italiana a Pisa prima nei licei, poi all’Ateneo, infine a lungo presso la Scuola Normale, e si era formato insieme a Luigi Russo, Mario Fubini ed il noto Gianfranco Contini. Dotato di una solida impostazione stilistica e filologica e di una memoria prodigiosa, studiò solo scrittori di grandezza assoluta, tra i quali spiccano Dante con la sua terzina, Ariosto con la sua ottava, Montale con i suoi oggetti poetici e Leopardi, autore con cui Blasucci aveva una sintonia, per così dire, superiore, anche sentimentale. Gli dedicò infatti numerosi libri-dal fondamentale Leopardi ed il segnale dell’Infinito del 1985 al più contemporaneo La svolta dell’idillio ed altre pagine leopardiane del 2017-e lavorò quasi per tutta la vita al commento ai Canti, pubblicati dal poeta recanatese per la prima volta nel 1835.
Nei cuori italiani (ed anche stranieri, per fortuna!) amanti della letteratura del Bel Paese rimarrà scolpito l’esempio del lavoro brillante ed appassionato di Luigi Blasucci, condotto su opere a loro volta indimenticabili. E sembra quasi che a noi rimasti serva uno sforzo ulteriore, al presente ed in futuro, per restare all’altezza di ciò che lui ed altri studiosi della sua generazione ci hanno insegnato ad esplorare.
Anna Costanzi, 4BL
Comments