top of page
emmadalloca

Diario di Zlata

Aggiornamento: 24 ott 2021

Ci sono libri le cui parole sono tanto necessarie quanto crudeli, fino quasi a spezzare il cuore. Sono fondamentali, però: grazie al dolore provato, cambieranno il nostro punto di vista nei confronti della vita.

Uno di questi è “Diario di Zlata” scritto da Zlata Filipovic.

Nel periodo che va dal 1992 al 1995, la città di Sarajevo è stata devastata da un terribile conflitto, causato dal desiderio di indipendenza della Bosnia-Erzegovina, non accettato dalla Jugoslavia. Migliaia di cittadini hanno visto la loro quotidianità spezzarsi e hanno perduto i più fondamentali diritti umani.

La narratrice del Diario, Zlata, è una delle vittime di questo fenomeno, anche se ha solo undici anni.

Le prime pagine del diario sono scritte prima dell’inizio della guerra, quando la sua vita poteva ancora appartenere a qualsiasi ragazzina. Zlata si presenta raccontando della sua passione per lo studio, di quanto ami ascoltare la musica e guardare film, sveglia fino a tarda notte. Parla dei fine settimana passati a sciare, delle vacanze estive tra il mare e la città deserta. Dopo alcune confessioni superficiali, però, il tono della narrazione cambia.

“I miei genitori sono preoccupati”, scrive Zlata “La tv è sempre sintonizzata sul telegiornale, dove sono mostrate immagini terribili. Ci sono città distrutte e persone ferite.”. La sua prima reazione alla vista dei segni della guerra che si avvicina a Sarajevo è la compassione: la ragazzina parla della sua pietà nei confronti delle persone colpite dal conflitto, del suo desiderio di aiutarle. Poi, però, comprende che anche la sua città è minacciata. Da quel momento il diario diventa una commovente testimonianza di come la guerra possa sottrarre anni all’infanzia, spezzare le vite senza fare distinzioni.

Nella primavera 1992 Sarajevo è coinvolta nel conflitto e lo scenario quotidiano è dominato ormai dagli alleati Serbi accampati sulle colline, pronti a sparare.

Adesso perfino rimanere nell’appartamento della famiglia di Zlata è una minaccia. Dopo pochi mesi la fedele comunità di amici e parenti vicini alla ragazzina fugge da Sarajevo, in cerca di salvezza. “Sono qui tutta sola”, scrive. Alla disperazione iniziale, però, segue un profondo desiderio di sopravvivenza, un coraggio degno solo di chi è profondamente maturo.

Zlata scrive ogni giorno della sua condizione: di come l’elettricità fosse stata tagliata, il telefono si fosse spento, l'acqua avesse smesso di scorrere dai rubinetti. Il cibo consisteva in pacchetti di aiuti umanitari e l'unico modo per procurarsi acqua potabile era aspettare tra le macerie delle abitazioni.

Per quanto la sua paura fosse ancora viva, soprattutto al suono dei vetri delle finestre infranti, in lei stessa trovava una speranza più forte.

Proprio questo rende il suo diario prezioso: la costante speranza. Zlata sa che sta vivendo una situazione ingiusta, pur senza comprenderne le cause. Vede la realtà crollare intorno a sé, ma ne costruisce una nuova, ambientata in un futuro migliore. “Forse un giorno, scrive, “La guerra smetterà di tormentare Sarajevo e riavrò la mia vita, anche migliore di com’era prima”. “Ci meritiamo la pace, perché siamo tutti innocenti.”.

Nel 1993 la testimonianza viene pubblicata in tutto il mondo, grazie a delle associazioni umanitarie. La ragazzina intervistata dai giornalisti internazionali non è più quella undicenne di prima della guerra, ma è matura e riflessiva. Parla con disinvoltura, riconoscendo l’opportunità che sta avendo.

“Non vorrei che le persone mi considerassero il personaggio di un libro. Io sono una persona reale, in costante cambiamento. Ma, come molti, sto ancora sperimentando gli orrori di un conflitto durato troppo a lungo.”. Nelle pagine conclusive del suo diario non abbandona la speranza e scrive: “Quando ancora qualche luce illuminerà l’oscurità di Sarajevo, la mia sarà tra quelle.”.

Zlata lascerà la Bosnia con i genitori pochi mesi dopo la guerra, trovando rifugio politico con loro in Europa.

Oggi vive a Dublino e sta dedicando la sua vita all’aiuto concreto nei confronti di chiunque viva conflitti intorno al mondo.

Il suo diario rimane tutt’ora una delle più potenti testimonianze della crudeltà della guerra, ma non per questo è fondamentale. Lo è soprattutto perché permette di comprendere che perfino nei tempi più bui la luce della speranza brilla ancora, se si cerca con attenzione.


Emma Dall'Oca

260 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page