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Caterina Da Siena, la donna che seppe guardare l’Oltre

Tentando di ripercorrere la vita di un abitante del Medioevo, ci si deve immergere nelle consuetudini di una società radicalmente differente. Soltanto considerando le caratteristiche del periodo, infatti, si potranno far rivivere i suoi abitanti nella completezza delle loro sfumature.

Per Caterina da Siena, donna del Trecento, tale concezione non sembra avere valore.

E' diversa a tal punto che la società le si contrappone: rappresenta una fortunata singolarità, in molti sensi.

Caterina è una delle mistiche più importanti di tutti i tempi, ma, prima di ogni altra cosa, è una donna. Non solo: è una personalità pubblica, un’autorità, che deve convivere con le norme di una società patriarcale e limitante.

Nasce nel 1347, in una Siena ricca e popolosa e la sua famiglia gode di una condizione di agiatezza, anche se non di nobiltà. Caterina cresce insieme a numerosi altri fratelli, ma, già dall’età di sei anni, fa un voto di castità. Decide che gli uomini non sono importanti per lei, e la maternità non farà parte della sua vita, contravvenendo alla consuetudine medievale secondo cui una ragazza deve iniziare a cercare marito da adolescente. Quando in futuro le verrà chiesta la ragione di tale scelta, risponderà che a quell’età aveva avuto la prima visione mistica. Racconterà che Gesù le era apparso, facendole capire che sarebbe dovuto essere il suo unico sposo.

Alcune fonti riportano eventi strabilianti avvenuti durante la sua infanzia, tra cui le fughe da casa per osservare la vita in convento. Ed è proprio la conoscenza della dimensione monastica che la fa dubitare del suo essere. “Se fossi uomo”, pensa , “potrei vivere con i frati come vorrei, dedicarmi al mio vero sposo. Ma non potrò mai”. A dodici anni Caterina decide che il suo corpo è una prigione per l’anima e lo punisce con il digiuno e la sofferenza. Non sa che, nel 1380, saranno proprio gli stenti a condurla alla morte, a soli 33 anni.

Ad ogni modo, ormai quindicenne, quando la famiglia le impone di prendere marito, la ragazza parla delle sue visioni, dichiarando la necessità di rimanere casta. Il rifiuto dei genitori la cambia nel profondo: innanzitutto, si taglia i capelli, poi chiede una stanza per sé (fatto notevole), e rifiuta ogni cibo, se non pane e verdure crude. E proprio quando la famiglia si convince della potenza della sua fede e della concretezza del suo desiderio, la sua figura inizia a diventare famosa nella società. Si comincia a sapere, in Italia e poi all’estero, che esiste una ragazza straordinaria, non solo perché sta chiusa in casa e fa continuamente penitenza, ma soprattutto perché Dio le parla: una profetessa, in grado di prevedere le azioni dei potenti e anche di consigliarli. Anche alla Chiesa giungono tali voci: le viene inviato un confessore, Raimondo da Capua, colui che scrive la sua prima biografia.

Ora la ragazza è una terziaria domenicana, una membra laica dell’ordine.

Nel periodo della giovinezza, Caterina si schiera a favore del papato a Roma, sostenendo Urbano VI. Per ribadire le sue idee, scrive lettere a molti nobili che si scagliano contro il papa.

Negli ultimi anni della sua esistenza l’attività politica continua, ma i frequenti digiuni mettono a repentaglio la sua vita. La donna si giustifica con i suoi seguaci affermando che sia Dio a impedirle di mangiare. Così, quando nel 1380 il papa di Roma inizia a perdere il favore ottenuto negli anni precedenti, anche grazie all’opera di Caterina, decide (o Dio decide per lei) che non mangerà più.

Rifiuta ogni pietanza, persino l’acqua: questa volta nessuno, tantomeno la fede, potrà salvarla.

Caterina Da Siena, venerata come santa, è stata canonizzata da Papa Pio II nel 1461.

È patrona d'Italia insieme a San Francesco d'Assisi e compatrona d'Europa.

Soprattutto, viene ricordata come la prima donna che ebbe talmente tanta forza nel credere nel proprio destino da morirne, soltanto dopo averlo realizzato.


Emma Dall'Oca, classe 3B

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