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L'impatto ambientale della dieta vegana

La dieta vegana negli ultimi anni si è diffusa rapidamente. Tuttavia, si può considerare l’estremismo che la caratterizza veramente necessario e fruttuoso per migliorare il nostro ambiente?


La dieta vegana prevede l’eliminazione completa di tutti i prodotti di origine animale, compresi latte e derivati, uovo e miele e si basa sul consumo di cereali, legumi, verdura e frutta, sia fresca che secca, oli vegetali, bevande vegetali e semi. Nel 2020 le persone vegane in Italia erano pari al 2.2% della popolazione e il dato continua a crescere.


E’ appurato che la dieta vegana porti benefici sia all’ambiente che alla salute delle persone.

Riduce il colesterolo, il diabete, previene numerose patologie più o meno gravi ed è stato studiato anche il suo potenziale nella riduzione del rischio dei tumori.

Tuttavia la sua selezione molto stretta degli alimenti comporta carenze nutrizionali importanti, soprattutto per quanto riguarda il rapporto proteico, il rapporto energetico, le vitamine e quei minerali che,come il ferro e il calcio, sono fondamentali per il nostro corpo. Proprio per questi motivi è altamente sconsigliata a soggetti più deboli o che, al contrario, necessitano di maggiori energie. Stiamo parlando quindi di sportivi che hanno bisogno di proteine ed energie, anziani e anche donne incinte. In quest’ultime la dieta vegana può provocare anche danni al feto. Inoltre, è sconsigliata anche ai bambini sotto i sei anni. Le conseguenze più rilevanti sono uno sviluppo dell’apparato scheletrico a bassa densità e disordini neurologici irreversibili.

Numerosi nutrizionisti infatti affermano che la dieta vegana spesso non è la scelta giusta per uno stile di vita sano, soprattutto con una visione a lungo termine.


Ritornando all’attenzione sull’ambiente, quali sono i pro e i contro della dieta vegana?


La FAO (Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha affermato che gli allevamenti hanno aumentato in modo esponenziale le emissioni di metano e gas serra, che l’acqua usata per la produzione di carne raggiunge quantità dannose per l’ambiente e che anche i terreni usati per l’alimentazione degli animali diminuiscono le fonti di ossigeno. Di conseguenza è ovvio pensare che una diminuzione nel consumo di carne sia necessaria, lo è anche l’eliminazione drastica fatta dalla dieta vegana?


Queste realtà sono conosciute da gran parte della popolazione e avvalorano la tesi che la dieta vegana sia benefica al nostro ambiente, ma ci sono delle conseguenze altrettanto gravi meno conosciute che fanno vacillare la teoria.


Uno studio dell’ Università “Carnegie Mellon” in Pennsylvania ha sottolineato come la gran parte dei cibi consumati dai vegani, essendo poveri di calorie, implica una maggiore quantità di cibo mangiata e quindi più cibo prodotto. Più produzione vuol dire più lavoro, più terreni, più trasporti, più acqua e quindi anche più emissioni di gas serra.

Per rendere al meglio l’idea utilizzo un esempio molto semplice ma d’effetto: 1 kg di carne ‘inquina’ più di 1kg di frutta. Ma 1kg di carne è mangiato in media in due settimane mentre 1kg di frutta è la quantità giornaliera indicata. 1kg di carne è quindi proporzionato a circa 14kg di frutta.


Ma ci sono ancora più risvolti sociali e, se possibile, più vicini alle persone. Si sta parlando della produzione di caffè, cacao, quinoa, soia, avocado… Queste produzioni, aumentate dopo il boom dei vegani, hanno portato allo sfruttamento del lavoro nei paesi più poveri in Sud America.

Ancora più sorprendenti sono le conseguenze della produzione di soia che ogni anno mangia il 3% della foresta pluviale argentina, cioè la superficie del Portogallo.

La produzione di avocado utilizza un quantitativo d’acqua pari a 540L per 1kg di prodotto e accresce la deforestazione in Messico dove vengono tagliati circa 700 ettari all’anno.

Infine la quinoa, semi di una pianta erbacea come gli spinaci e le barbabietole, ha devastato le popolazioni del sud America. In Bolivia e Perù, in modo particolare, il prezzo del prodotto e la sua coltivazione sono schizzati alle stelle impoverendo le popolazioni locali che hanno visto uno dei loro piatti tipici diventare irraggiungibile. Ma la parte più incredibile ed inquietante viene fuori quando per accaparrarsi i terreni per coltivarla si sono verificati rapimenti, feriti e addirittura un’esplosione di dinamite.


E’ sempre bene quindi non esagerare. L’estremismo dei vegani ha i suoi vantaggi ma direi che gli svantaggi sono maggiori, come anche nelle diete prettamente carnivore. La scelta migliore è una via di mezzo, senza far affidamento solo su pochi alimenti spesso esotici ma comprendendo frutta e verdura, in primis, ma anche carne, pesce, carboidrati per coprire con più facilità il fabbisogno di tutti quei nutrienti, tra cui proteine, amminoacidi, vitamine minerali ed acidi grassi, essenziali per il corpo umano.


Bernardi Elettra 3EL

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