top of page
Immagine del redattoreGiorgia Mischieri

L'IMPORTANZA DI TESTIMONIARE...



Tradizione: tramandare, notizie, memorie, consuetudini da una generazione all’altra attraverso l’esempio o informazioni, testimonianze e ammaestramenti orali e scritti.


La tradizione, come ci suggerisce il nostro affidato vocabolario, corrisponde al tramandare notizie e abitudini da una generazione all’altra per tenere vivo il ricordo del passato.

La tradizione a mio parere nasce nelle mani delle nonne, intente a far impastare farina e acqua ai propri nipoti. Oppure la tradizione può anche nascere dalle storie, dalle parole di queste nonne o nonni che cercano di mantener vivo il ricordo della loro storia, della loro famiglia. Al mondo esistono molti esempi di tradizioni, alcuni anche a livello mondiale, come il 27 gennaio. Il 27 gennaio tutto il mondo per alcuni minuti si ferma per ricordare quelle 7 milioni di anime volate in cielo ingiustamente, il 27 gennaio tutto il mondo per alcuni minuti si ferma per ricordare l’orrore, il genocidio, la shoah.

Shoah, termine ebraico che significa “catastrofe, distruzione” è stato scelto per definire la più grande sciagura di ogni tempo ad ogni latitudine. Ma perché è così importante ricordare la Shoah? Partiamo da una frase di Primo Levi, scrittore italiano sopravvissuto alla strage di Auschwitz: "se è avvenuto, quindi può accadere di nuovo".

Dietro a quell’infinito filo spinato si trovavano uomini e donne, senza nome e senza capelli. Dietro a quella barriera non esisteva il “bene” o il “male”, il “giusto” o l‘ “ingiusto”. Al di là della rete era tutto concesso. Erano concesse la fame e la sete, erano concessi il furto e l’egoismo, era concesso barattare, era concesso alzare i prezzi della merce, erano concesse l’arresa e le botte ed era concessa la morte. Nel lager invece non era concesso uscire dal proprio blocco senza prima lucidarsi con il grasso gli zoccoli consumati, non era concessa la sofferenza, non era concesso parlare del passato e fare domande sul futuro, non era concesso dormire nelle cuccette con la giacca e il cappello o con i pantaloni, ma solo con la camicia e le mutande, non era concesso andare alle latrine di notte vestiti, non era concesso avere due bottoni nella camicia, bisognava averne sempre tre, e non era concesso saltare le selezioni. La vita nel lager trasformava le persone, le rendeva immuni a tutto ciò che accadeva, non provavano più emozioni. La vita in lager trasformava le persone in uomini primitivi: rubavano, barattavano un oggetto per una mezza razione di pane, utilizzavano gli zoccoli come nell’antichità. Si lavavano sotto getti d’acqua bollente o gelida, senza asciugamani e dovevano asciugarsi con addosso gli indumenti di lavoro sudici. Mangiavano pane e zuppa di rape. Odoravano di uomini schiavizzati. Rubavano come i primitivi. I Tedeschi avevano raggiunto il loro obbiettivo: avevano distrutto l’uomo. Si dice che distruggere l’uomo sia difficile, quasi quanto crearlo, ma i Tedeschi ci sono riusciti: hanno lasciato i superstiti nei lager per consegnarli ai Russi. I Russi potevano venire, ma non avrebbero trovato altro se non uomini distrutti, in grado solo di morire.

Ecco l’importanza di ricordare, di tramandare la loro storia ai bambini e ai giovani. Liliana Segre una donna che all’età di 13 anni ha subito la deportazione ad Auschwitz con il padre Alberto, ha deciso di dare voce al passato, aprendo ogni volta le ferite lasciate da Auschwitz per testimoniare quello che è accaduto. Ora lei grazie al suo impegno è stata nominata Senatrice a Vita nel 2018 dal nostro presidente Sergio Mattarella. Purtroppo gli ultimi testimoni stanno scomparendo, e il lavoro che loro hanno iniziato dobbiamo continuarlo noi.


Giorgia Mischieri

20 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Il diritto di voto

Comentários


bottom of page