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L'incontro con Viola Ardone

Una delle maggiori opportunità che la cultura offre, anche se non sempre, è quella di poter dialogare con gli autori delle opere che ci hanno aperto gli occhi e illuminato la mente. “L’incontro con l’autore”, che si tiene ogni anno nella sala più sontuosa del Liceo Virgilio di Mantova, dona agli studenti di questa scuola la possibilità di fare ciò. Purtroppo, la pandemia del 2020 ha impedito la realizzazione dell’incontro nel mese di marzo, ma non è riuscita a fermare la tenacia delle insegnanti organizzatrici, che hanno posticipato la data a ottobre e predisposto un meeting online. L’autrice scelta per quest’anno è Viola Ardone, con il suo più recente romanzo: “Il treno dei bambini”. Grazie alla sua disponibilità, le sei classi partecipanti hanno potuto collegarsi con lei il primo venerdì di ottobre, al fine di confrontarsi sulle domande più frequenti sorte durante la lettura. Con una breve introduzione, la Dirigente scolastica ha subito evidenziato alcuni dei temi principali del romanzo: il viaggio, la lontananza dal luogo di nascita, ma anche il coraggio di sapersi adattare ad una realtà estranea. In seguito, con una breve lettura dei passi più poetici e significativi del romanzo, l’atmosfera è diventata di una dolce profondità. Ed ecco che gli studenti, con gli occhi accesi dal desiderio di conoscere, hanno cominciato a porre le proprie domande. L’autrice ha risposto affabilmente e ha reso i ragazzi consapevoli di quanto l’ideazione dell’intreccio nel romanzo abbia richiesto tempo e grande impegno. Ha analizzato la propria vocazione in ogni angolo, svelando segreti personali, come la stesura dei personaggi al modo di un copione cinematografico e il suo affetto per gli oggetti “più densi di amore dell’amore stesso”. Si è relazionata con i ragazzi da pari, raccontando di espedienti narrativi tecnici: l’ellissi al centro della sua storia, il duro lavoro sull’uso della lingua. Come ognuno odia fare, ha messo in luce perfino i propri punti di debolezza, spaziando dalle critiche contro il punto di vista infantile del romanzo alle caratteristiche autobiografiche di quest’ultimo. Man mano che il tempo scorreva, le domande erano maggiormente personali e intense; la scrittrice di fronte a noi non pareva più un’estranea, ma una confidente sincera e ben conosciuta. Proprio alla fine dell’incontro venne svelato il più attuale significato del “Treno dei bambini”: l’accoglienza dei bisognosi è sempre possibile, fa parte dell’essere umani. Non dovrebbe, infatti, rappresentare una scelta, ma un obbligo morale. Proprio con queste parole dalla grande verità giunsero i saluti e l’incontro ebbe termine.

Molte cose potrebbero essere dette sull’iniziativa: si potrebbe elogiare l’abilità discorsiva dell’autrice, la serietà dell’organizzazione o l’autenticità delle parole scambiate. Ritengo, però, che la più importante sia la luce. Non parlo della forte luce tecnologica, degli schermi dai quali si è assistito all’incontro: questi parevano solo avvicinare, non distanziare i partecipanti. Intendo la luce interiore, quella della cultura, dello scambio e del pensiero, che ha colmato di speranza il buio del presente. Mentre il mondo scivola lentamente nelle tenebre, quella luce non si è ancora spenta.


Emma Dall'oca, 3B

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