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  • Immagine del redattoreSara Boanini

Orientamento in uscita: studiare filosofia a Bologna; un'intervista a Guido Peroncini

Il secondo intervistato è Guido Peroncini, ex caporedattore del Provocatore ed ex rappresentante d'Istituto.


Ciao! Presentati e presenta la tua Università.

G: Sono Guido Peroncini, al momento al secondo anno della facoltà di Filosofia all’Università di Bologna.


Cosa ti ha portato a fare questa scelta?

G: Può sembrare strano, ma filosofia era per me una scelta abbastanza di compromesso tra altre due possibilità che avevo individuato: storia e scienze politiche. Ora, sono sempre stato appassionato di storia, e con una certa esperienza, anche sul campo, di archeologia, sarebbe stata un’ottima scelta, anche abbastanza ovvia. Ma visto quanto apprezzo quel campo, ho immediatamente deciso che non era il caso di rovinarlo con uno studio a livello accademico, almeno per ora.

Scienze politiche, specie dopo l’esperienza del Provocatore e diverse altre di formazione autonoma, poteva anche essere una scelta valida. Mi sono reso conto però che probabilmente il metodo giusto per meglio analizzare la situazione delle condizioni politiche esistenti oggi sia iniziare dal principio della pratica, che sono le idee.

Si potrebbe dire il contrario e sarei anche d’accordo, ma senza uno studio filosofico come potrei saperlo con certezza? O approssimazione, almeno.


Detto questo, la facoltà in sé non è assolutamente tutto, ho preferito scegliere una città con un ambiente politico florido, e mi sono trovato circa bene a riguardo. Su questo punto elaborerò alla domanda quattro.


Che vantaggi hai potuto trarre dalla formazione ricevuta al Virgilio?

G: Domanda difficile. Di sicuro il livello dell’insegnamento al Virgilio è ottimo in tutte le discipline, ed entrare in università a carattere umanistico con una ottima preparazione generale su tematiche umanistiche fa sicuramente bene. A livello delle singole materie, le lingue classiche con la loro necessità di studio costante e organizzato mi hanno forzato negli anni ad acquisire una certa capacità di studio che con un’altra preparazione probabilmente non avrei avuto. Oltre che a buone doti di improvvisazione, visto che quella capacità di cui parlavo l’ho acquisita solo negli ultimi anni del Classico, e nei precedenti molto spesso era

necessario improvvisare per tamponare le mancanze nello studio.

Scherzi a parte, in particolare nell’insegnamento di Filosofia, entrambe le lingue classiche, più ovviamente la materia stessa al triennio, permettono di avere subito una visione di insieme e di meglio affrontare gli autori soprattutto dall’antichità alla modernità. Visto che il latino è la lingua dei filosofi fino e oltre il diciassettesimo secolo, saper analizzare i testi in lingua originale è sicuramente una marcia in più.


Raccontaci un po’ la tua esperienza fino ad ora. È stato come ti aspettavi?

G: No, e lo dico subito. Immediatamente dopo aver iniziato gli studi, mi sono trovato spaesato, senza nessun legame nella città in cui passavo praticamente sei giorni a settimana. Scegliere una casa con buoni coinquilini o coinquiline in questo senso è molto più importante che cercarla in centro. Per circa quattro mesi ho subito una fase depressiva che non avevo provato in tutta la mia vita.

Detto questo, verso il secondo semestre del primo anno, migliora. Non so come sia la situazione ora con la didattica a distanza, visto che gli amici li ho conosciuti esclusivamente nei passaggi post lezione o da lezione a casa.


Mi raccomando, specialmente con la situazione economica corrente, di far elaborare il vostro ISEE e di presentarlo all’Università in sede di iscrizione, per avere riduzioni sulle tasse universitarie, o addirittura ottenere l’esenzione completa.


Bologna è strana, si ha l’impressione che il clima di unità generale impedisca più che solleciti un certo tipo di azione. Non per dire che questo non sia positivo o renda la città inerte, anzi. Di sicuro, specialmente attorno a un certo tipo di facoltà inclusa Filosofia, Bologna attira ancora una certa quantità di persone politicamente attive e politicamente formate, con cui discutere è più un piacere che un agone. E si trova anche spazio per la contraddizione: mentre la città in sé sembra molto spesso sotto una cappa, chi arriva nella città porta un certo grado di sfumatura diversa a quello che viene detto, e progredisce l’analisi pratica

e teorica della situazione corrente.


Hai già dei piani per il futuro?

G: No.


A volte cambiare città e diventare uno studente fuori sede può essere fonte di preoccupazione. Hai qualche consiglio per chi vuole seguire questo percorso?

G: Partendo dalla scelta della casa, nella mia esperienza limitata mi sembra di capire che molti dei problemi di una abitazione sono superabili: la mancanza di una lavastoviglie, la mancanza di negozi vicini, una posizione scomoda. Quello che non è superabile è avere pessimi coinquilini.


Il morale personale e un certo tipo di rigore nei ritmi sono certamente molto legati. Regolare i propri ritmi, vale a dire mangiare sempre e non farsi un tè con i biscotti a mezzanotte perché non si ha cenato, o dormire a orari utili invece che dalle quattro alle undici, è difficile ma di sicuro permette di vivere meglio.

Ora mi sento un po’ un life coach a fare questo discorso, è capitato anche a me di vivere allo stato brado per settimane però e so che bene non si sta, quindi magari vi evito l’esperienza.


Detto questo, a proposito di mangiare, vale la pena prendersi mezz’ora di tempo in più la sera o a pranzo per cucinare dalla materia prima il proprio cibo piuttosto che prendere cibo pronto. Non sto parlando di salute, sto parlando di costi.

No, tonno con fagioli freddi non conta. Che poi parentesi, il tonno costa davvero troppo per essere considerato un pasto universitario, ma sto divagando. Contate che con la quarantena ho fatto pure io la fase preparazione di dolci e panificazione, con il risultato che ho quasi creato una situazione da intossicazione di monossido di carbonio all’una di notte in casa mia, ma ora so impastare e preparare le piadine.

Quindi risultato positivo immagino? Lo dico perché seriamente, più si impara a fare (cucire per rammendare gli abiti, preparare il cibo dalle paste ai pani, aggiustare e modificare il mobilio) più si risparmia e più si è autonomi.


Cosa diresti agli indecisi?

G: Agli indecisi riguardo l’idea di cambiare città per fare l’università, immagino. Fatelo, seriamente. Se rientra nelle vostre opzioni economiche (contate che le situazioni economiche con reddito basso possono sempre fare affidamento su esenzioni, buoni, alloggio gratuito), ne vale assolutamente la pena.

Il confronto con situazioni e persone altre da noi e dalla nostra sfera di conoscenze sicure è probabilmente una fonte di crescita superiore anche all’esperienza dell’università stessa.

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