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Immagine del redattoreGiorgia Mischieri

OSKAR SHINDLER

Aggiornamento: 21 nov 2021

Oskar Schindler (1908-1974) nacque a Svitavy (Zwittau), in Moravia, allora una provincia dell’Impero Austro-Ungarico. Amante del lusso, del privilegio e delle belle donne era un uomo che sembrava non possedere le vesti da tipico eroe della guerra.

Iniziò tutto da una semplice fabbrica di tegami chiamata Emalia che piano piano si trasformò in una casa ospitante 1300 ebrei risparmiati alla morte.

Ebbene sì, nel 1939 mentre nell’aria si muovevano i primi venti della seconda guerra mondiale, Oskar Schidler decise di aprire una fabbrica di tegami, pentole e padelle da vendere all’esercito tedesco. Una volta comprato lo stabilimento, Oskar dovette assumere un contabile, Itzhak Stern. Lui era ebreo.

Con il passare del tempo, la guerra imperversava e così anche le discriminazioni nei confronti della popolazione ebrea.

Itzhak, essendo ebreo, fu deportato nel ghetto con altre migliaia di persone, così ebbe il compito, datogli da Oskar, di reclutare un grande numero di persone tra uomini, donne e bambini da far lavorare nella sua fabbrica, naturalmente con lo scopo di produrre la maggiore quantità possibile di manufatti e, quindi, guadagnare più soldi.

In poco tempo la nuova impresa ebbe un grande successo. Nel frattempo le discriminazioni erano quasi arrivate all’apice dell’orrore. Ora gli ebrei non erano più costretti a vivere in ghetti tutti ammassati e vessati dalle privazioni, ma erano obbligati ad andare in campi, campi di concentramento, come Kraków-Płaszów, Auschwitz o Buchenao, campi presentati alla popolazione come fabbriche in cui lavorare.

Oskar era a conoscenza delle vicende che accadevano all’interno di questi campi e decise di stilare una lista, “La lista di Schindler”, con il suo contabile Itzhak. Su quella lista erano presenti 1300 nomi.

Con il passare del tempo si accorse di amare quelle persone, le aveva conosciute, non si era fermato alla conoscenza della loro religione o del lavoro che svolgevano. Nonostante fosse iscritto al “partito Nazista” e collaborasse con l’esercito tedesco, Oskar non seguì le discriminazioni, ma tramutò il suo guadagno nel salvataggio di vite.

Decise così di aprire un finto “campo di concentramento” tutto suo dove i “detenuti” fabbricassero proiettili.

Gli operai, però, non erano specializzati in questo settore e i proiettili risultavano difettati, così Oskar dovette acquistare proiettili già fatti da altre fabbriche per poi venderli all’esercito tedesco per non creare alcun tipo di sospetto.

All’interno del campo erano presenti dormitori, delle docce e anche delle lavanderie dove eseguire la disinfestazione degli indumenti, inoltre le razioni di cibo erano assai superiori a quelle previste. Oskar dovette anche corrompere le pattuglie SS perchè queste non entrassero nè nel campo nè all’interno dei dormitori e non giustiziassero qualche operaio.

Possiamo dire che Oskar non fu un uomo ricco di denaro, ma si guadagnò il rispetto e l’amore dei suoi operai e per lui questo fu il guadagno più bello che potesse mai ricevere.

Di queste 1300 anime risparmiate ne morì solo una, di vecchiaia, si spense lentamente come una candela.

Quando la guerra finalmente terminò, Oskar dovette fuggire per non essere arrestato. Tutti i suoi operai inoltre, per aiutarlo, firmarono un foglio dove dichiaravano che lui si era comportato da bravo cittadino difendendoli e aiutandoli, risparmiandoli a una morte assicurata. Per mimetizzarsi e fuggire, Oskar e sua moglie si travestirono da operai, cioè con addosso una camicia e un paio di pantaloni a righe.

Prima di partire, le 1300 anime che aveva salvato gli donarono un anello d’oro creato fondendo alcuni denti d’oro di alcuni operai. All’interno di esso ci incisero una frase: "chiunque salva una vita, salva il mondo intero".

Una volta fuggito trovò rifugio in Argentina dove cercò senza successo di ricominciare un’attività imprenditoriale. Nel 1965, gli riconobbero i meriti per aver salvato centinaia di vite, attraverso l'onorificenza della Croce al Merito di I Classe della Repubblica Federale Tedesca. Nel 1961, in occasione della sua prima visita in Israele, ricevette la calorosa accoglienza di 220 sopravvissuti. Da allora, visse tra Israele e Germania, dove riuscì a vivere grazie all'ospitalità e al sostegno economico di alcuni degli ebrei che aveva salvato.

Morì il 9 ottobre 1974 a Hildesheim, in seguito a un infarto miocardico. Per suo stesso volere, la sua salma fu subito traslata e riposa tutt'oggi nel piccolo cimitero francescano cattolico, che si trova vicino al sito della Dormizione di Maria sul monte Sion, nella parte vecchia di Gerusalemme, in Israele.



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