Sono molte le stragi della Seconda guerra mondiale e in particolare una delle più cruenti sembra essere proprio la Strage di Marzabotto. Durante le vacanze di Natale ho avuto la possibilità di trascorrere due giorni a Montesole, sull'Appennino bolognese. Qui è stato portato a termine da parte dei nazisti uno dei più gravi crimini di guerra compiuti contro civili in Europa occidentale. Dopo l'armistizio, mentre i tedeschi avevano invaso il nord Italia e Mussolini tentava di riprendere il potere attraverso la Repubblica di Salò, in questa zona e precisamente sulla cima di monte Sole, aveva la propria base la brigata partigiana "Stella rossa", capeggiata dal "Lupo", la quale aveva portato a termine con successo alcune azioni di guerriglia contro i sostenitori del nazifascismo e aveva anche sabotato più volte la linea ferroviaria.
Dunque, dopo che l'esercito tedesco era stato respinto e sconfitto più volte dalla brigata partigiana, il maggiore del sedicesimo battaglione delle SS, Walter Reder, decise di reagire colpendo direttamente la popolazione che aiutava come poteva i partigiani.
Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 furono uccisi circa 1830 civili, la maggior parte donne, vecchi e bambini, poiché gli uomini, credendo che i soldati fossero venuti a reclutare lavoratori da mandare in Germania per costruire armi, erano scappati nei boschi. Molte persone in preda al panico si erano rifugiate nelle chiese e da qui, all'arrivo dei soldati, vennero portati nei cimiteri antistanti e ammassati in un angolo. Il comando era chiaro: sparare ad altezza di bambino. Così le mitraglie poste negli altri tre angoli del cimitero fecero il loro lavoro. I soldati tedeschi ubriachi portarono a termine il loro compito lanciando delle bombe a mano, in modo da essere sicuri che fossero morti tutti. Sono assolutamente terribili le testimonianze delle persone sopravvissute, o perché scappate nei boschi o perché ferite solo marginalmente e poi coperte dai cadaveri dei familiari. Ancor peggio quelle dei padri di famiglia che dai boschi di Monte Sole videro uccidere i propri figli.
L'efferatezza dell'eccidio sta nella crudeltà e nei numeri che la strage ha raggiunto, inoltre le persone coinvolte erano lontane da qualsiasi posizione politica, molto spesso infatti si trattava di contadini poverissimi con dieci o dodici figli a carico, che ogni stagione prendevano in affitto una casa diversa, con campo annesso e stalla per il bestiame. Queste persone probabilmente non sapevano nemmeno chi fossero i fascisti, i nazisti e i partigiani, semplicemente, quando vedevano quei ragazzi in difficoltà, per quel buon senso e quell'ospitalità che sono ancora molto radicate nella vita contadina, davano loro un po' di cibo che avevano e condividevano magari con loro parte della casa.
L'aspetto che più mi ha colpito di quei luoghi è senza dubbio la sensazione che il tempo si fosse cristallizzato, come quando, in seguito ad un terremoto, l'orologio rotto continua a segnare l'ora in cui c'è stata la scossa. Così quei luoghi, dopo la strage, sono stati totalmente abbandonati in quanto la quasi totalità della popolazione era stata uccisa, e i pochi che erano sopravvissuti avevano preferito ricostruire la propria vita altrove. In questo modo le chiese, le case e i cimiteri sono rimasti esattamente come erano nel 1944, in parte crollati naturalmente laddove circa settant'anni di storia avevano lasciato il segno, ma ancora ben conservati per dare l'idea dei luoghi che avevano fatto da cornice alla strage.
Ancora oggi sono visibili nei cimiteri i segni dei proiettili delle mitraglie e sono rimasti in piedi gli altari delle chiese su cui fu ucciso il parroco Ubaldo Marchioni.
Visitare questi luoghi può aiutare a conoscere e a sentire sulla propria pelle una delle più grandi stragi della Seconda Guerra Mondiale, che non sempre trova spazio o viene insegnata sui libri di storia, ma che ha comunque segnato profondamente il nostro paese e può aiutare i giovani a diventare cittadini attivi, conoscendo sempre meglio una delle pagine buie della storia del nostro paese.
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