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  • Immagine del redattoreMiriam Sartori

Scavo, dunque sono

Picconi, trowel, spazzole, secchi, carriole... Immaginate di passare un paio di settimane a lavorare per ore con questi attrezzi sotto il sole di agosto, coperti di polvere e sudore, in un paesino sperduto nell’entroterra viterbese, con l’unica speranza di trovare un piccolo frammento di un antichissimo vaso sepolto sotto strati e strati di terra che possa avere anche la minima importanza storica. E in effetti è vero, questa è una parte di quello che vi dovete immaginare, ma c’è molto di più! Quest’estate abbiamo partecipato ad una vera e propria campagna di scavo archeologico nei pressi di un’antica villa romana chiamata la “Selvicciola” situata in un paesaggio collinare d’altri tempi, nelle campagne di Ischia di Castro, in provincia di Viterbo. Gli scavi in questo sito iniziarono nel 1987, sono potuti proseguire anche quest’anno, nonostante tutto, e c’è ancora molto da scoprire. Infatti nell’area della Selvicciola sono state scoperte rovine di una necropoli dell’età del rame, una villa rustica romana e di una chiesetta longobarda con annesso un cimitero; ma l’importanza di questo sito è rappresentata anche dall’ampiezza del complesso architettonico e dalla sua buona conservazione. Ora però torniamo alla nostra esperienza. I cantieri, in questo luogo, vengono aperti solo nei mesi estivi e proseguono grazie all’impegno di giovani volontari che per una o due settimane imparano “sul campo” cosa significhi fare gli archeologi. Le giornate, infatti, erano scandite in: lavoro pratico sul sito (non per deboli di cuore!), catalogazione dei reperti trovati (e credeteci: erano una montagna!) e a volte qualche approfondimento di natura più tecnica, tenuti da professionisti che non hanno mai mancato di guidarci durante tutta l’esperienza. Tuttavia il nostro campo non è stato solo un “seminario archeologico” ma anche una vera e propria esperienza di condivisione con gli altri partecipanti, abbiamo potuto conoscere ragazzi e ragazze che venivano da tutta Italia e anche qualche francese, passare con loro dei bellissimi momenti in un ambiente nuovo e stimolante, e come dimenticare anche le serate un po' goliardiche dedicate alla tipica braciolata? Insomma, anche se alla sera ci addormentavamo stanchi e sfiniti, con l’antiestetica abbronzatura di chi porta la t-shirt al sole, lo rifaremmo (e anzi rifaremo) altre cento volte. Un’iniziativa scoperta un po' per caso navigando in rete si è rivelata uno dei nostri migliori ricordi dell’estate 2020.

Miriam Sartori(5B)

Federico Rossi(5A)





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