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Sinfonia delle forme d'arte

Aggiornamento: 21 nov 2021

Non molte sono le parole della lingua italiana il cui significato corrisponda al suono che producono quando vengono pronunciate. Una di queste è “sinfonia”.

Che indichi una composizione musicale, una rappresentazione artistica o sia usata in senso metaforico, sinfonia è intrisa di poesia e musicalità. Con solo quattro sillabe, ha una grande potenza evocativa, ed è caratterizzata da una storia che la vede assumere significati sempre più affini durante il trascorrere delle epoche.

L’origine antica della parola è nella sua composizione: deriva dal greco Συμφωνία. Tale termine si riferisce all’unione di suoni e melodie, che formavano, soltanto nella loro totalità, una commistione perfetta. Assunse per la prima volta il valore di “concerto musicale” nell’opera aristotelica del De Caelo. Anche nella cultura latina, la sinfonia era il raggiungimento della perfezione ritmica e melodica, con l’ottava.

Durante il Medioevo venne usata con la stessa concezione che aveva avuto nel periodo precedente, ma anche in opposizione a diaphonia, che indicava una dissonanza.

Solo all’inizio del Seicento i compositori iniziarono a utilizzare tale parola con consapevolezza del suo valore, riferendosi all’apertura musicale delle opere liriche. Monteverdi, con quella dell’Orfeo, determinerà l’inizio di tale tendenza, che si manterrà nei secoli successivi.

L’apice del termine e, al contempo, della sua espressione in musica, si raggiungerà tra XVIII e XIX secolo, quando musicisti dalla fama eterna doneranno al mondo della musica le proprie opere. Ed ecco che dall’estro di Bach nacquero le Invenzioni a tre voci per clavicembalo, dal genio di Haydn le Sinfonie londinesi e una nuova accezione per il significato del termine. Proprio con Mozart, che cambiò il panorama musicale dell’epoca e con Beethoven, nel suo profondo tormento, sinfonia tornava ad avere il significato originario dell’antica Grecia: quella perfezione armonica che porta all’estasi di chi ascolta.

Nel romanticismo, sinfonia assunse variazioni nella sua espressività e drammaticità, nella quale gli esponenti musicali collocavano alla perfezione note e pause ritmiche. Con la leggiadria del linguaggio di Brahms, la potenza di Wagner, la solenne festosità di Tchaikovsky, ecco che la musica ebbe un valore di salvezza, ma anche di continuità con la tradizione.

Sinfonia non è utilizzata sono nella musica: anche in letteratura è sempre presente. Perché mentre la musica viene associata a tale parola, in letteratura è sempre associata a sentimenti umani, oppure dà valore a espressioni e percezioni, anche dovute all’effetto della musica.

Molti sono gli esempi di sinfonie citate nelle grandi opere letterarie, ma, in particolare nel romanzo novecentesco “A Dio piacendo” di D’Ormesson, la musica viene fatta coesistere con la scrittura. Infatti, l’autore, descrivendo la decadenza della sua nobile famiglia francese, la compara agli “Addii”, una delle più celebri composizioni di Haydn. Racconta che, durante la rappresentazione, i musicisti reggono delle candele, e le spengono progressivamente, smettendo si suonare. Così, mentre la musica scema, anche il palco diventa cupo, finché non rimarrà una sola candela, e poi il buio.

E.M. Forster, nel romanzo “Casa Howard”, descrive invece le sensazioni estatiche dei personaggi, rapiti dalle note di un concerto nella Albert Hall.

Nell’arte, infine, la sinfonia ha influenzato opere di pittori come Klimt, che diede origine al “Fregio di Beethoven” incantato dalla “Nona” e Kandinsky, che ha sempre definito con tale termine il rapporto tra i primi colori che lo hanno folgorato.

É notevole che una parola dalle origini così antiche sia giunta fino noi conservando un significato simile a quello originale. Questo ci fa comprendere che l’umanità di qualsiasi angolo della storia è unita alle forme d’arte come lo sono tra loro le note di una sinfonia.


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