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  • Immagine del redattoreSara Pietrini

Storia dell'albero di Natale



Siamo già a dicembre, il Natale è alle porte e, con l’arrivo delle feste, si ripresentano gli addobbi colorati che ogni anno abbelliscono la casa. Le luci colorate, il presepe, i festoni, il vischio, i fili perlati e la ghirlanda appesa al portone di casa sono solo alcune delle decorazioni che si possono trovare nelle nostre case in questo periodo. Tuttavia, una spicca più delle altre: l’albero di Natale, una delle tradizioni natalizie più diffuse al mondo. Se ne può trovare uno non solo in tutte le abitazioni, ma anche nelle piazze principali delle singole città.


In occasione della festa dell’Immacolata Concezione (l’8 dicembre), è usanza decorare un abete, meglio finto che vero perché più economico e rispettoso dell’ambiente, con palline (la maggior parte rotonde), festoni, dolciumi, ghirlande e, sulla cima, porvi un puntale a forma di stella, a rappresentare la Cometa che i Re Magi seguirono per raggiungere la grotta della Natività. Un altro punto fermo nella preparazione dell’albero sono le lucine che conferiscono vivacità e luminosità all’abete, in origine vivacizzato con candele, le quali rappresentavano una metafora di Cristo nato per portare la luce nel mondo. Nonostante il primo a utilizzare un’illuminazione elettrica per decorare l’albero di casa propria fosse stato Edward Johnson nel 1885, la lenta sostituzione delle candele iniziò solo nel 1940.


Se inizialmente si tagliavano gli alberi dai boschi per averne uno nella propria dimora, con l’avvento dell’epoca industriale si è diffuso il commercio degli abeti in materiale plastico, che ora possiamo trovare in varie dimensioni e sfumature di colori.


Nonostante oggigiorno sia il simbolo di una ricorrenza cristiana, la sua origine risulta essere pagana. Infatti, i primi a onorare con cerimonie e decorare gli abeti, considerati simboli di lunga vita poiché sempreverdi, furono i druidi, sacerdoti dei Celti. All'inizio gli ornamenti erano costituiti da frutti che avevano la funzione di auspicare abbondanza e fortuna, successivamente si aggiunsero anche nastri, fiaccole, piccole campane e animaletti votivi, per propiziarsi il favore degli spiriti. Era dunque il simbolo della rinascita della vita, in attesa del ritorno alla fertilità in natura, rappresentato dalla primavera che segna la fine del freddo inverno.

Anche i Romani, alle calende di gennaio (il primo giorno di quel mese), usavano regalarsi un rametto di una pianta sempreverde come augurio di buona fortuna, lunga vita e addobbo per la casa.

Invece nell’attuale Palestina, antica regione di Canaan, gli abeti erano utilizzati per dare vita a dei boschetti sacri, come luoghi di spiritualità.


Particolare la concezione dei Vichinghi, i quali ritenevano che, giacché l’abete rosso non perdeva foglie in inverno, avesse delle proprietà magiche e che, siccome costoro furono tra i primi (insieme ai Maya) a comprendere che durante il solstizio d’inverno la durata del giorno fosse minima per poi riprendere ad aumentare le ore di sole, questa pianta rappresentava anche la vittoria della luce sulle tenebre. Era dunque collegata al ritorno della luce solare, motivo per cui si iniziò ad abbellirli con frutti e ghirlande e le abitazioni iniziarono ad essere decorate con i suoi rametti.


Benché in principio la Chiesa avesse vietato di abbellire sempreverdi per il 25 dicembre, sostituendoli con l’agrifoglio, per alludere con le spine alla corona di Cristo e con le bacche al suo sangue, con il passare del tempo lo accettò per diverse motivazioni e l’albero di Natale iniziò a far parte della tradizione cristiana. Gli venne attribuito un significato cristiano associandogli la scena biblica dell’Eden, del paradiso terrestre, con al centro l’albero del bene e del male, che nella notte in cui si celebra la nascita di Cristo diventa anche la pianta intorno al quale l’umanità ritrova il perdono e la riconciliazione con Dio. Secondo alcuni studiosi l’abete fu scelto dai Cristiani fra tutti gli alberi sempreverdi per la sua forma triangolare, che rappresenterebbe la Santa Trinità, e viene inoltre associato all’albero della vita, legato alla figura salvifica di Cristo e alla croce della Redenzione, fatta appunto di legno.


Nonostante le diverse tradizioni pagane di addobbare un sempreverde esistessero già da molti anni, il primo albero di Natale fu eretto a Tallinn, in Estonia, nel 1441 nella piazza del Municipio, con lo scopo che uomini e donne non sposati incontrassero l’anima gemella e avessero l’occasione di ballare con questa per tutta a serata. L’usanza fu poi ripresa nella Germania del 1570, dove si menziona un abete decorato a Brema con mele, noci, datteri e fiori di carte. Anche la città di Riga è tra le città sedi del primo albero di Natale: vi si può trovare una targa scritta in otto lingue secondo cui il “primo albero di Capodanno” fu addobbato nella città nel 1510.


Tuttavia, l’albero di Natale, così come lo conosciamo noi, fu introdotto in Germania nel 1611 dalla Duchessa di Brieg che, secondo la leggenda, aveva già imposto di adornare il suo castello per festeggiare il Natale, quando si accorse che un angolo di una delle sale dell’edificio era rimasto completamente vuoto. Per questo motivo, ordinò che un abete del giardino del castello venisse trapiantato in un vaso e portato in quella sala.


Poiché i cattolici, dopo la riforma di Martin Lutero, lo consideravano un’usanza protestante, ci vollero secoli prima che diventasse una consuetudine anche nelle case e nei palazzi cattolici. Fu soprattutto grazie all’influenza dei Prussiani, i quali ne contribuirono alla diffusione, se nel 1816 a Vienna, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, e nel 1840 in Francia, su commissione della duchessa d’Orleans, furono addobbati i primi alberi di Natale della tradizione cattolica. In Italia, invece, fece la sua apparizione solo verso la metà del XIX secolo al Quirinale su richiesta della Regina Margherita.


Il momento di svolta che ha visto l’abete come una consuetudine accettata dalla Chiesa fu l’introduzione di un grande albero di Natale in Piazza San Pietro a Roma sotto il pontificato di Giovanni Paolo II.


Ma ciò che rende l’abete di Natale così importante per tutti, non è il significato religioso, bensì quello umano: le emozioni che si provano la mattina di Natale mentre trepidanti si scartano i tanto desiderati regali, posti precedentemente ai suoi piedi. Sogno, desiderio, gioia, stupore, sono indescrivibili, ci ricordano tutti gli anni passati riuniti sempre attorno allo stesso oggetto, simbolo di unione; proprio per tale ragione, si sente sempre dispiacere quando, passata l’Epifania, bisogna toglierlo e con lui si sente di dover dismettere anche quella sensazione di euforia, attesa ma anche speranza che accompagnano questa festosa ricorrenza.


Sara Pietrini 3CL

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