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  • Immagine del redattoreMiriam Sartori

Un'arte Divina

Se il valore di un’opera d’arte si stima anche attraverso il numero di citazioni, tributi, rimandi, connessioni che si ritrovano nelle opere che dall’ispirazione originaria sono nate, allora la grandezza della Commedia di Dante Alighieri è apprezzabile anche grazie alle restituzioni pittoriche e scultoree a cui molti artisti si sono dedicati nel corso della storia dell’arte e continuano a dedicarsi nei giorni nostri. In questo articolo voglio proporvi tre di questi esempi, in particolare due sculture e un dipinto (il quale ha un significato particolare per il nostro giornalino).


La prima scultura è la Porta dell’Inferno di Auguste Rodin.


E’ proprio dove un tempo si trovava la stazione d'Orsay a Parigi che viene fondato il museo omonimo dedicato alle arti decorative. Nel 1880 lo Stato francese commissiona a Rodin una monumentale porta per il nuovo museo. L’artista quindi progetta una porta formata da undici bassorilievi rappresentanti scene tratte dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, ispirandosi alle porte di Ghiberti del battistero di Firenze. Rodin raggiunge un risultato che lo soddisfa soltanto dopo tre anni di lavoro, ma il progetto del museo si arena e la Porta dell’Inferno rimane nello studio dell’artista. Così, questa porta senza più una precisa collocazione, diventa per Rodin una sorta di serbatoio creativo per diversi gruppi scultorei indipendenti dalla porta stessa, come Il Pensatore (che è Dante stesso) o Il Bacio (quello tra Paolo e Francesca). L’artista, però, non completerà mai l’opera, a cui lavorerà per più di trent’anni, fino alla sua morte. Credo che questo monumentale altorilievo di Rodin sia impregnato del significato profondo dei Classici: egli utilizza la Commedia come punto di partenza non solo per creare una scultura che riesca a rappresentarla degnamente, ma per trarne ispirazione per opere nuove, moderne, che trovano un senso nella contemporaneità dell’artista francese. Sembra quasi che Rodin non abbia concluso l’opera per rimarcare ancor di più il suo fluire infinito, la sua continua ispirazione che sopravvive alla morte dello scrittore e dell'artista e che non finisce mai di stupirci.



La seconda scultura è El Dante di Adelfo Galli.


Questa scultura è contemporanea (2015-2016) nata da una collaborazione tra un insegnante e saggista, Franco Nembrini e appunto Adelfo Galli, un artista originario della provincia di Grosseto. Il gruppo scultoreo è formato da tre soggetti fondamentali: Dante rappresentato nell’atto di scoprirsi il capo, travolto dalla sorpresa per la visione di Beatrice, che lui guarda con occhi spalancati e bocca semiaperta per la commozione. Il grande scrittore si tiene una mano al petto quasi a voler fermare il cuore che sente sobbalzare e lo stupore è tale che arretra di un passo calpestando un lembo dell’abito. Dante, dopo aver incontrato Beatrice, cambia radicalmente la coscienza che ha di se stesso e della realtà, il suo sguardo gli dona davvero una Vita Nova: “nullo nemico mi rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m’avesse offeso” (Vita Nova, XI). Beatrice: a un certa distanza da Dante, gli corre incontro con volto sereno e luminoso, di una bellezza regale. Ella partecipa consapevolmente alla Chiesa, unica salvezza per l’uomo, e quando Dante la incontra nel Purgatorio sul carro che attraversa il tempo e la storia, si assume la responsabilità di essere testimone di ciò che ha visto a vantaggio dell’umanità. La processione: quella a cui Dante assiste nel Paradiso Terrestre. Per primo spicca il grifone, un animale mitologico metà aquila e metà leone, che rappresenta Cristo e la sua doppia natura umana e divina, esso guida il carro della Chiesa su cui è assisa Beatrice al momento del riconoscimento. La Chiesa, sovrastata da una foresta, simbolo della sua continua e invincibile vitalità è protetta e circondata dai quattro evangelisti, delle tre virtù teologali e dal popolo numerosissimo che si estende a perdita d’occhio nel tempo e nello spazio. Il Dante di Galli diventa vitale solo dopo aver visto Beatrice, il suo io rinasce nel suo incontro, un incontro che l’artista ripropone per chiunque si imbatta sia nella visione del gruppo scultoreo, sia nella lettura della Commedia.



Infine l’ultima opera che vi presento è Dante e Virgilio, noto anche come Dante e Virgilio all’Inferno di William-Adolphe Bouguereau.


Realizzata nel 1850, raffigura Dante e Virgilio nella decima bolgia dell’ottavo cerchio, quella dei falsari. In primo piano spiccano Gianni Schicchi e Capocchio che lottano furiosamente, osservati dagli sguardi terrorizzati dei due poeti. Il clima infernale è reso più vivido dall’inquietante ghigno del demone in volo e dai colori scuri dello sfondo, tra il rosso e il marrone. Il quadro ha un significato speciale per il Provocatore poiché è stato d’ispirazione, qualche anno fa, alla creazione del logo del nostro giornalino! L’avevate già riconosciuto o non avevate mai colto il riferimento pittorico?



Miriam Sartori

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