A un certo punto nel corso dei 12 mesi dell’anno ci si può aspettare di imbattersi nel trailer di un nuovo film del maestro Woody Allen in uscita. È così dal 1966 e ormai è un appuntamento fisso con l’ultimo emblematico capolavoro del regista statunitense; anche quest’anno, il 28 Novembre, come molti di voi ben sapranno, è uscito nelle sale italiane col suo nuovo “Un Giorno Di Pioggia a New York”. Per chi conosce bene il lavoro di Allen, in particolare relativo agli anni ‘90, l’apparente elemento di novità introdotto in questo film rispetto ai lungometraggi precedenti, risulta quasi interamente assente; di fatti Woody quest’anno ha scelto di modernizzare elementi e formule che negli ultimi vent’anni erano quasi spariti dai suoi film, ma che invece dall’inizio della sua carriera fino circa alla metà del nono decennio del novecento caratterizzavano il suo lavoro, eliminando alcune caratteristiche che erano al contrario state acquisite più recentemente. Infatti, avendo perso fattori come l’elemento magico, il viaggio temporale o (paradossalmente) l’estrema sdolcinatezza della trama, “Un Giorno Di Pioggia a New York” strutturalmente ricorda molto di più uno dei suoi vecchi film, come per esempio “Manhattan” (1979) o “Alice” (1990).
“Un Giorno Di Pioggia a New York” si sviluppa nella grande mela nell’arco di un piovoso fine settimana, durante il quale una giovane coppia intendeva visitare la città. A causa di impegni lavorativi che si prolungano e incontri con vecchie conoscenze i due si separano per poi ritrovarsi alla fine del film. L’ambientazione nella New York borghese e i personaggi psicologicamente complessi sembrano appena usciti da un romanzo di F. S. Fitzgerald, non a caso il personaggio principale porta il nome di Gatsby. Il clima piovoso newyorkese acquista, come in ogni film di Allen, un significato allegorico, fortemente legato alle emozioni forti: vediamo per esempio come nella scena in cui uno dei personaggi secondari viene a conoscenza del tradimento della moglie piove a dirotto. La particolarità di questo film rispetto al resto della sua produzione è un caratteristico uso della luce calda, perpendicolare rispetto ai personaggi, che li illumina nei momenti in cui sono con la persona amata. Attraverso questi cambi di luce, se colti, è possibile capire i cambi nelle relazioni tra i personaggi e addirittura prevedere la fine dal film.
In conclusione, ritengo il film un capolavoro: tralasciando il lavoro di Woody Allen su cui ho già sufficientemente disquisito, l’interpretazione di tutti gli attori è di altissimo livello, specificamente ritengo che Elle Fanning abbia realizzato una performance degna di nomination.
Comments