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Immagine del redattoreSara Boanini

Uno shopping alla mano

Aggiornamento: 9 nov 2020

E quando torna il Provocatore, ovviamente si deve tornare anche a parlare di ecologia.

Il soggetto di questo articolo è spesso vittima di stigmatizzazioni o di falsi pregiudizi che portano molte persone ad allontanarsene e, no, non stiamo parlando del cambiamento climatico, bensì della “seconda mano”. Innanzitutto, avete mai sentito parlare di “Depop”? È un’applicazione che in poco tempo ha conquistato soprattutto i paesi anglofoni grazie all’opportunità che offre ai suoi utenti di rivendere facilmente online i loro capi d’abbigliamento usati ricavandone un certo profitto. La sua popolarità è poi esponenzialmente aumentata come conseguenza della nascita di negozi “vintage” o di account che talvolta fingono di proporre ai clienti abiti usati, in realtà nuovi di zecca. Tralasciando questi episodi però, l’iniziativa di creare negozi di seconda mano su Internet risulta estremamente utile per sensibilizzare il maggior numero di persone possibili sul tema. Comprare vestiti di seconda mano infatti non significa non avere abbastanza denaro per comprarne di nuovi, ma compiere la scelta più consapevole per il nostro pianeta e, ammettiamolo, per il nostro portafoglio.


Il primo vantaggio concreto è quello di salvare molti abiti dal finire dimenticati in fondo all’armadio o essere direttamente buttati nel cassonetto, solo per qualche difetto o perché risultati di un acquisto istintivo di cui ci si è immediatamente pentiti subito dopo. Ogni anno vengono buttate via 70 milioni di tonnellate di abiti usati, di cui più del 48% è ancora perfettamente utilizzabile, forse allora sarebbe il caso di trovare un metodo alternativo, e sforzarsi di comprare abiti quasi perfetti con l’unico difetto di essere già stati indossati da un altro potrebbe essere una soluzione.


Comprare in negozi dell’usato è connesso anche allo sfruttamento di risorse, donne e bambini. Chi ha intenzione di spendere poco denaro per riempire il suo guardaroba è di solito un cliente avido di negozi fast-fashion e già sappiamo quanto siano dannosi per l’ambiente, ma non solo, molti capi d’abbigliamento vengono infatti prodotti in Paesi poveri o in via di sviluppo dove i lavoratori vengono sfruttati o sottopagati. Per comprare abiti spesso a basso prezzo senza sentirsi in colpa, la semplice soluzione è quella di comprare di seconda mano.


Sorge spontaneo quindi chiedersi perché questo modo sostenibile ed economico di fare shopping venga raramente utilizzato. La risposta è più semplice di quanto si possa pensare: è nella nostra mentalità; in una società capitalistica siamo stati abituati a comprare sempre qualcosa di nuovo e a giudicare vergognoso chi non lo fa. C’è chi invece ha paura che i capi non siano puliti o che non abbiano buona qualità, ma i negozi dell’usato controllano sempre la merce prima di rivenderla e gli abiti possono facilmente essere rilavati a casa.


“Depop” non è il solo negozio online che sostiene questo tipo di vendita, basta fare una ricerca su Internet per rendersi conto che comprare di seconda mano non è mai stato così facile come oggi. Il mio consiglio dunque è quello di provare, evidentemente con moderazione, questo tipo di shopping più sostenibile, perché a volte aiutare il pianeta può essere più semplice di quanto sembri.


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