Il termine deriva dal greco “idiotes”, più precisamente dalla lingua attica, perché il concetto che sto per introdurre è parte integrante della struttura sociale ateniese. Ad Atene l’idiozia era la condizione del cittadino che non era stato educato nelle scuole politico-retoriche, che nell’epoca classica garantivano la principale preparazione per ricoprire cariche pubbliche. L’ idiota era colui che ricopriva il ruolo del privato cittadino, colui che si occupava degli affari di famiglia e che, spesso, si era formato come apprendista di lavoratori con esperienza pratica. Questo, nella società individualistica ateniese, non era ritenuto disonorevole, anzi, probabilmente quasi un pregio, come, nella altrettanto individualista società moderna, potrebbe essere un piccolo imprenditore.
L’accezione della parola cambia radicalmente quando viene ripresa nella lingua latina, lingua di un popolo, che, sebbene ammirasse la cultura ateniese, aveva modelli sociali opposti. A Roma continuò ad identificare il “privato cittadino”, però con la considerazione che, in quella che sarebbe diventata la “Città eterna”, chi si occupava di affari personali/familiari lo faceva solo perché mancante delle doti necessarie per affrontare quelli pubblici. In una mentalità in cui lo stato era totalizzante e la carica pubblica il fine di ogni cittadino rispettabile (almeno nel periodo della repubblica), colui che non era in grado di occuparsi del bene comune e della pubblica sicurezza non poteva che non essere considerato un cittadino inferiore.
Nonostante quanto detto, questa espressione cominciò ad assumere valore ingiurioso solo in epoca tardoantica, per poi entrare nel linguaggio comune italiano solo nel corso dell’Ottocento; a mio avviso, ritengo molto interessante analizzare come parole che quotidianamente utilizziamo nel linguaggio basso possano avere un così grande passato illustre.
FEDERICO ROSSI (5A)
