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Virginia Woolf e l'amore per la vita

Aggiornamento: 21 nov 2021

Tutti abbiamo sentito parlare, almeno una volta nella vita, di Virginia Woolf oppure abbiamo letto una sua opera; ma quanto ne sappiamo della sua vita? Le sue opere mostrano uno stile raffinato, complesso, dove la trama si annulla per lasciare spazio alla psiche umana, al famoso flusso di coscienza. Ma la sua vita ha influenzato il suo modo di scrivere?


Virginia Woolf nacque il 25 gennaio del 1882 a Londra, in una famiglia già numerosa. Il padre, Sir Leslie Stephen era uno scrittore e un critico letterario mentre la madre, Julia Prinsep Jackson, lavorava come modella per alcuni artisti e pittori. La famiglia era poi composta dalla sorella Vanessa, i fratelli Thoby e Adrian e altre due sorellastre e fratellastri nati dai precedenti matrimoni dei genitori.

Lei e la sorella Vanessa, in linea con la visione dell’epoca, non andarono a scuola, al contrario, invece, dei suoi fratelli che frequentarono prestigiosi collegi. La madre insegnò loro le basi del francese e del latino, il resto fu appreso dai libri del padre e dei fratelli. Tuttavia, nonostante non potessero seguire un‘educazione completa, vivevano in un ambiente culturalmente influenzato: grazie alla fama e alle conoscenze del padre, ospiti in casa loro erano artisti, scrittori, poeti come Henry James, Thomas Eliot e James Russell Lowell.

Fin da subito venne a galla l’inclinazione letteraria della Woolf, sin da quando lei e il fratello Thoby diedero vita a un giornale domestico nel quale raccontavano le vicende della casa, una sorta di diario di bordo.


Fin dall’adolescenza però la vita della scrittrice fu segnata da numerose perdite e sofferenze che diedero vita alla malattia depressiva che la accompagnò fino alla morte.

A 13 anni, nel 1895, muore l’amata madre, due anni dopo muore la sorellastra Stella, nel 1904 il padre e tre anni dopo il fratello Thoby. Tutti questi lutti nella vita della Woolf l’hanno portata ad un primo crollo nervoso. La diagnosi esatta era disturbo bipolare, psicosi e nevrosi. Sempre in quegl’anni lei e la sorella Vanessa subiscono abusi sessuali dai fratellastri e ciò influisce in modo ancora più importante sul suo instabile sistema nervoso.


Dopo la morte del padre, lei e la sorella Vanessa decidono di trasferirsi a Bloomsbury, un quartiere di Londra, dove danno vita all’importante circolo intellettuale chiamato prima Gli Apostoli e poi Bloomsbury Group. Composto da numerosi e notevoli artisti, questa cerchia di intellettuali ha dominato la cultura e la produzione letteraria inglese per anni, discutendo e trattando di politica, di letteratura, di critica d’arte, economia…

Il Bloomsbury Group era formato per lo più da neolaureati a Cambridge, tra cui Thoby, che si ritrovavano per discutere di numerosi argomenti. Era un gruppo esclusivo, legato da forti legami e conosciuto in gran parte dell’Inghilterra anche e soprattutto per la sua liberalità rispetto alle costrizioni religiose, politiche, sociali e sessuali dell’epoca. E’ infatti noto che molti dei suoi membri erano bisessuali o omosessuali, come la stessa Virginia Woolf, e avevano relazioni con più partner.


Nel 1912 conosce e sposa Leonard Woolf, scrittore e teorico politico, sostegno fondamentale nella sua travagliata esistenza. L’anno seguente, dopo la seconda grande depressione e un tentativo di suicidio, insieme al marito fonda una casa editrice, la Hogarth Press, la quale pubblica e traduce perfino scrittori internazionali come James Joyce, Italo Svevo, Sigmund Freud e anche la stessa Virginia Woolf. Nello stesso anno infatti esce il suo primo grande romanzo: La crociera (The Voyage Out) dove ancora non è sbocciato il flusso di coscienza che tanto la contraddistingue ma che funge come una sorta di sperimentazione di quella che poi sarà l’analisi della psiche umana, trattando naturalmente temi sostanziosi come la femminilità, la sessualità e la morte.


Invero durante la sua presenza nel Bloomsbury Group inizia a dare ripetizioni serali a delle operaie per poi prendere parte e sostenere la causa delle suffragette. Nel 1829 pubblica Orlando (Orlando: A Biography) un romanzo con una trama articolata sviluppata nel corso di quattro secoli basato sulla riflessione della condizione femminile e dedicato alla poetessa e scrittrice Vita Sackville-West, con la quale la Woolf ebbe una relazione. Il romanzo difatti non solo è dedicato a Vita, ma Virginia Woolf prende spunto proprio dalla poetessa per creare Orlando, il personaggio principale.


Nel 1925 pubblica uno dei suoi principali capolavori: La signora Dalloway (Mrs. Dalloway) che si svolge solamente in una giornata e dove nasce il flusso di coscienza, stream of consciouness, che caratterizzerà anche i suoi successivi lavori. Viene quindi meno la trama tipica mentre si mira a presentare la vicenda interna dei personaggi, il libero gioco delle loro associazioni mentali, dei loro ricordi, della loro interiorità e delle loro emozioni. Tipico di altri scrittori come James Joyce e Marcel Proust.


Nel 1927 esce Gita al faro (To the Lighthouse) definito da molti uno dei romanzi più belli della Woolf, nel quale risalta sempre l’introspezione psicologica dei personaggi. Due anni dopo pubblica Una stanza tutta per se (A room of one’s own) forse uno degli scritti più importanti sulla denuncia della condizione femminile, da sempre subordinata all’uomo.


Cinque anni dopo esce un altro importante romanzo: Le onde (The waves), il quale presenta e segue le storie di sei personaggi distinti accomunati tutti da elementi che ne intrecciano la dinamica esistenziale. La vita è presentata come un progetto unico dove tutti partecipano individualmente e come parte della società.


Nel 1941, l’imperversare della guerra aumenta le crisi depressive della scrittrice che si sono protratte per tutta la sua vita. Accrescono i crolli emotivi, gli stati d’ansia, gli sbalzi d’umore fino a che, il 28 marzo 1941, con le tasche piene di sassi si getta nel fiume Ouse, non lontano da casa sua. Virginia Woolf muore suicida all’età di 59 anni, lasciando numerosi scritti incompiuti e poi pubblicati dal marito, tra cui le sue memorie: Diario di una scrittrice (A writer’s diary). Prima di morire lascia una commovente e sentimentale lettera al marito:


«Carissimo, sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai lo so. Vedi non riesco neanche a scrivere questo come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.»


Dopo la sua morte e tuttora sono molteplici gli studiosi che si sono interessati all’autrice e hanno studiato la sua vita e le sue opere. Tutti convengono su un punto focale di Virginia Woolf e cioè che, nonostante la sua malattia, le sue sofferenze e la guerra, nelle sue opere ha affrontato la vita da numerosi punti di vista mettendo in risalto il suo forte amore per essa e per la natura.


In questo periodo, più che mai, dovremmo prendere esempio da questa donna che, nonostante i suoi dolori, ha continuato ad apprezzare la vita, ha cercato di raggiungere l’autenticità, l’essenza dell’esistenza pur attraverso la quotidianità. Soprattutto nel romanzo La signora Dalloway Virginia Woolf ha riversato tutto il suo amore per la vita.


<<Negli occhi dei passanti, nella foga del brulichio cittadino, nel muggito e nel frastuono; nel trepestio e nell’ondeggiar di carrozze, automobili, omnibus, furgoni, uomini-sandwich; nelle bande e negli organetti, nella nota trionfante e nello strano altissimo canto di un aereo che ronzava su in cielo era ciò che ella amava: la vita, Londra, e quell’attimo di giugno.>>

Virginia Woolf, La signora Dalloway

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